Corriere 4.10.18
Gauguin e gli altri re del colore Mezzo secolo di storia francese
di Melisa Garzonio
Bano: «Dopo 21 anni di mostre, ricominciamo con lo spirito degli esordi»
Ingres
e Delacroix invitano al percorso, duettando con citazioni dantesche. Il
primo con un portentoso tre pezzi su tela raffigurante il Poeta che
offre a Omero la sua Divina Commedia , il secondo inchiodando il
visitatore con un ritratto del conte Ugolino e i suoi figli, e c’è un
terzo, Honoré-Victorin Daumier, pittore, poeta e polemista
anti-monarchico, che la mette in caricatura con Il lottatore, del 1862
circa.
La mostra «Gauguin e gli impressionisti. Capolavori dalla
Collezione Ordrupgaard», mezzo secolo di storia dell’arte francese, dal
romanticismo al post-impressionismo, si conclude al piano nobile di
Palazzo Zabarella, dimora aristocratica della Padova cinquecentesca,
oggi sede della Fondazione Bano, con una serie di opere di Gauguin e
Matisse, dopo aver proposto paesaggi, ritratti e marine di Corot,
Courbet, Daubigny e le immersioni nella luce di Monet e seguaci, dai
fedelissimi Sisley, Pissarro, Renoir, ai grandi eretici, a loro volta
innovatori, come Manet e Cézanne.
Una sessantina di capolavori, tutti francesi solo francesi. Buon anniversario.
La
mostra scelta dal presidente Federico Bano per il 21esimo anno di
attività espositiva della sua Fondazione parla e, soprattutto, dipinge
in francese. Come mai? «Perché a questo giro di boa volevamo provare
nuove emozioni, ricominciando da dove siamo partiti. Era il 1997 e la
Fondazione inaugurava con due grandi francesi: Utrillo e Picasso»,
racconta Bano. «Quando ci si è presentata l’occasione di accogliere, in
prima assoluta per l’Italia, questa celebre collezione danese, creata ai
primi del Novecento dal banchiere e filantropo Wilhelm Hansen e sua
moglie Henny, l’abbiamo accolta come un segno. Come accadde 21 anni fa
con Hayez. Eravamo in fase di restauri, io sapevo degli affreschi
realizzati da un giovanissimo Hayez per il palazzo, ma non ne trovai
traccia. Finché un giorno, scoprii in una soffitta delle casse polverose
contenenti i quattro dipinti perduti: erano stati strappati per far
posto a nuove decorazioni. Emozionato, decisi che l’800 sarebbe stato il
secolo delle mie mostre. Anche il danese Hansen è partito dall’800, lui
si è innamorato dei dipinti storici; io, padovano, delle odalische».
L’occasione
che ha reso fattibile questa mostra itinerante, proveniente dal Musée
Jacquemart-André di Parigi e dalla National Gallery of Canada, e che
dopo la tappa in Italia, toccherà la Svizzera e Praga prima di rientrare
all’Ordrupgaard, a nord di Copenaghen, attualmente chiuso per il
rinnovo del museo.
Quella creata dal mecenate Hansen è oggi
considerata una delle più complete e pregiate raccolte europee di arte
impressionista. Nata per amore, per passione, è lo stesso Wilhelm a
confidarlo alla moglie, Henny Jensen (1870-1951), sposata nel 1891,
subito dopo aver fatto i primi acquisti a Parigi nel 1916. Euforico, le
scrive. «Per il resto trascorro il tempo guardando quadri, ed è meglio
che confessi ora, e non più tardi, che sono stato sconsiderato e ho
fatto acquisti importanti. Ma so che mi perdonerai vedendo cosa ho
preso: tutto di prima classe, con tanto di stelle».
Visionario,
idealista ma pragmatico. «Era pur sempre un uomo d’affari, un manager
illuminato, diremmo oggi», interviene Fernando Mazzocca, che con
Anne-Birgitte Fonsmark, direttrice dell’Ordrupgaard Museum, ha curato la
mostra, «ma aveva un illimitato amore per l’arte, a dispetto delle sue
origini borghesi, e dell’essere cresciuto in una casa che non aveva
quadri alle pareti. Cominciò a collezionare arte danese. Poi, dopo il
viaggio galeotto a Parigi non ci fu verso».
Voleva gli
impressionisti, le star del momento, ma riteneva giusto accoglierli in
una cornice adeguata, «così si dedicò anche alle generazioni di artisti
immediatamente precedenti e alle successive. Divenne amico di pittori,
consulente di galleristi e mercanti top, tra cui Théodore Duret,
Ambroise Vollard, Paul Rosenberg. E fu anche un gran frequentatore di
salon: gli piaceva follemente sentire l’odore dei quadri».
Da Copenaghen al palazzo storico nel centro patavino
Gauguin
e gli Impressionisti. Capolavori dalla Collezione Ordrupgaard è la
mostra aperta al pubblico fino al 27 gennaio 2019, a Palazzo Zabarella,
Padova. A cura di Anne-Birgitte Fonsmark e Fernando Mazzocca, la mostra è
organizzata da Ordrupgaard, Copenaghen, Fondazione Bano e Comune di
Padova. Ad affiancare Fondazione Bano e il Comune di Padova nella
realizzazione di questo evento è Credit Suisse, in veste di main sponsor
insieme a Gruppo Despar/Eurospar/Interspar, AcegasApsAmga (grazie a cui
tutti i clienti acqua del padovano avranno diritto a una riduzione
sull’ingresso), EstEnergy e Dab Pumps. Biglietti: intero: € 13,ridotto: €
11, per i gruppi € 12. Orari: da martedì a domenica: 10-19; la
biglietteria chiude alle 18:15; chiuso tutti i lunedì. Info e
prenotazioni: tel. (+39) 049 87 53 100; www.palazzozabarella.it. Orario
call center: da lunedì a venerdì 8.30- 13 e 14-17.30. Email
info@palazzozabarella.it