lunedì 29 ottobre 2018

Corriere 29.10.18
La Sconfitta in Assia
Declini paralleli di Merkel e Spd
di Paolo Valentino


Il voto dell’Assia infligge un’altra dura sconfitta alla Cdu, che resta comunque il primo partito, e indebolisce la Merkel. Meno dieci punti per la coalizione con la Spd. In forte ascesa l’estrema destra di Afd.
BERLINO L’Assia infligge un’altra, dura sconfitta alla Cdu della cancelliera Angela Merkel e ai suoi alleati della Spd. Ma se l’Unione cristiano-democratica rimane tuttavia il primo partito e continuerà in qualche modo a governare il Land, i socialdemocratici subiscono un tracollo storico scendendo addirittura sotto la barra del 20%, il peggior risultato del Dopoguerra. Come in Baviera due settimane fa, la crisi dei due partiti popolari beneficia i Verdi, che registrano una nuova avanzata. In forte progressione anche l’estrema destra di Afd, per la prima volta nel Parlamento regionale. In crescita sia i liberali della Fdp, che la sinistra antagonista della Linke.
Se il terremoto di Wiesbaden non ha la stessa intensità di quello bavarese di due settimane fa, nondimeno il suo sciame sismico si farà sicuramente sentire anche a Berlino. La notizia peggiore per la Grosse Koalition di Angela Merkel viene non dal partito della cancelliera, ma dalla conferma della crisi esistenziale che rischia di travolgere la socialdemocrazia e comunque farà aumentare dentro la Spd la pressione a chiamarsi fuori dal patto di governo.
Secondo le prime proiezioni, la Cdu, che dal 2013 ha governato l’Assia insieme ai Verdi, è poco sopra il 27%, un calo di oltre 11 punti rispetto al 38,3% di cinque anni fa. La Spd scende addirittura dal 30,7% del 2013 al 19,6%, la stessa percentuale attribuita ai Verdi che avevano l’11,1%. Dal 4,1% l’Afd è ora intorno al 12,8%, ma soprattutto con l’Assia completa il grande slam ed è ora rappresentata in tutti i Parlamenti regionali della Germania. La Fdp passa dal 5% a quasi l’8%, la Linke dal 5,2% al 6,4 %.
In base a questi risultati, l’alleanza più probabile, forse la sola possibile nel Landtag è una coalizione «Giamaica» nero-verde-giallo tra Cdu, Grünen e Fdp, ancora sotto la guida di Volker Bouffier, il fedelissimo di Angela Merkel che pur nella sconfitta avrebbe centrato l’obiettivo di rimanere ministro-presidente dell’Assia. I Verdi sarebbero tuttavia in posizione di forza e rivendicherebbero più spazio nelle politiche e nel personale di governo.
«Un risultato storico - ha detto la leader nazionale dei Grünen, Annalena Baerbock -, l’Assia non è mai stata così verde come oggi». «Una sconfitta amara, una giornata difficile», ha ricordato Thorsten Schaefer-Guemble, il candidato della Spd. Bouffier può consolarsi, pur ammettendo la gravità della bocciatura, ricordando che «la Cdu resta primo partito».
Ma è nella capitale che da oggi si gioca la partita vera, iniziata due settimane fa in Baviera e proseguita in Assia. Tragica per la leader socialdemocratica Andrea Nahles, la situazione è seria per Angela Merkel. Le prime analisi del voto dicono che il tentativo della cancelliera di venire in soccorso della Cdu locale, impegnandosi in prima persona nella campagna, non è servito. Segno che il suo brand non funziona più, neppure in un Land con forte tradizione cristiano-democratica. E questo non chiude del tutto la questione se al congresso di Amburgo, in dicembre, Merkel sarà rieletta presidente o se farà un passo indietro in favore della sua protégé, Annegret Kramp-Karrenbauer, attuale segretario generale. Già ieri sera, alcune voci di deputati di seconda fila si sono levate per chiedere «un rinnovamento» della Cdu, che ha bisogno di «contenuti, percorso chiaro e nuove persone».
Quasi irrisolvibile il «che fare?» di Andrea Nahles. «Lo stato del governo è inaccettabile», ha detto la leader Spd, che ha legato il declino del suo partito alle «continue crisi interne» della Grosse Koalition. Nahles ha annunciato che proporrà alla Cdu una road map «chiara e vincolante» fino al prossimo autunno, quando è già in programma una verifica. «Vedremo allora se noi in questo governo siamo al posto giusto». E’ un piano ottimista, un anno è lungo e il tempo non è dalla parte della Spd, che d’altra parte allo stato attuale non avrebbe né i programmi, né i leader, né i soldi per affrontare nuove elezioni.