Corriere 28.10.18
il branco ha impedito i soccorsi
Desirée, un italiano tra i ricercati
di Fulvio Fiano e Fiorenza Sarzanini
«Meglio
lei morta che noi in galera». Questo hanno gridato a chi voleva
soccorrerla, gli aguzzini di Desirée. Tra loro anche due donne,
un’italiana e una straniera. Ed è caccia all’italiano che avrebbe
portato le pasticche utilizzate per stordire la ragazzina, poi in balìa
degli orrori del branco per 12 ore e infine lasciata morire.
Roma
Desirée poteva essere salvata. Mentre la giovane era ormai incosciente,
stordita da un miscuglio di droghe e psicofarmaci, i suoi aguzzini hanno
impedito i soccorsi: «Meglio lei morta che noi in galera», hanno
gridato a chi voleva aiutarla. Tra loro anche tre donne, un’italiana e
due straniere che frequentavano abitualmente il palazzo occupato di San
Lorenzo. Le loro testimonianze, così come quelle degli altri pusher e
tossici che trascorrono le giornate in quel luogo infernale,
ricostruiscono quanto accaduto tra il 17 e il 19 ottobre. E dimostrano
che l’indagine non è affatto chiusa.
Ci sono altri tre ricercati.
Uno è italiano. Si chiama Marco, riforniva il gruppo di pasticche.
Proprio quelle — antiepilettici e antipsicotici — utilizzate per
«privare Desirée di capacità di reazione» e dunque ridurla «a un mero
oggetto di soddisfazione sessuale», come scrive la giudice
nell’ordinanza che lascia in galera i tre extracomunitari fermati a Roma
con l’accusa di omicidio volontario e violenza sessuale pluriaggravate.
Gli altri due stranieri — tuttora in fuga — potrebbero aver partecipato
allo stupro. È stato uno degli arrestati a fare i loro nomi e la
polizia sta cercando di rintracciarli. Ma non è finita. Perché tra i
testimoni c’è anche una straniera che ha ammesso di aver «rivestito e
poi aiutato gli altri a spostare Desirée» quando era ormai in fin di
vita o forse già morta. Dettagli di un orrore che appare senza fine.
L’astinenza
Si
torna dunque al 18 ottobre quando la 16enne, che è arrivata nel palazzo
già il giorno prima, è in cerca di droga. Non ha soldi, si rivolge ai
tre stranieri che già conosce. I racconti di chi c’era ricostruiscono
quanto accade. Narcisa «dice di essere giunta intorno alle 13,10 con due
uomini e di aver visto la ragazza insieme a Ibrahim (Brian Minteh, ndr )
steso su un giaciglio dove è stato poi rinvenuto il corpo della
ragazza, nonché Youssef (Yusif Saila, fermato venerdì a Foggia, ndr ) e
Sisco (Chima Alinno, ndr ). Quest’ultimo era intento a fumare, Desirée
gli aveva chiesto eroina perché era in crisi di astinenza, ma lui aveva
rifiutato». Poi riferisce quello che le ha detto Muriel, straniera di
circa 35 anni. Scrive la gip: «Muriel ha raccontato che a Desirée è
stato somministrato un mix di gocce, metadone, tranquillanti e
pasticche. Poi è stata violentata da Paco e Youssef, io li ho visti».
Racconta ancora Narcisa: «Il giorno dopo ho incontrato Paco e gli ho
detto “sei un pezzo di m..., hai dato i farmaci a Desirée per poterla
stuprare. Lui ha ammesso che avevano fatto sesso, mi ha detto che le
aveva dato solo pasticche».
«L’ho rivestita»
È Muriel ad
ammettere di aver rivestito Desirée quando non era più in grado di
muoversi, probabilmente morta. Lo fa con una lucidità che lascia
agghiacciati. Poi indica un altro componente del gruppo, ancora in fuga.
Scrive la gip: «Muriel racconta di essere giunta nel palazzo alle ore
20 del 18 ottobre chiamata da un certo Hyten che le chiedeva di
rivestire una ragazza mezza nuda all’interno del container. Aveva
trovato Desirée nuda dalla vita in giù e aveva provveduto trovando nei
pantaloni una boccetta di Tranquillit mezza vuota. Riferiva di aver
ritenuto che fosse stata violentata in quanto aveva pensato che nel caso
in cui avesse avuto un rapporto consenziente avrebbe provveduto a
rivestirsi da sola e che prima dello stupro le erano stati fatti
assumere Tranquillit e Metadone».
Le pasticche di Marco
Muriel
racconta anche di aver visto «il Tranquillit qualche giorno prima nella
disponibilità di tale Marco, italiano frequentatore del palazzo. Marco
le aveva riferito che i medicinali erano psicofarmaci per sua madre,
sostitutivi del Seroquel». A confermare le sue dichiarazioni è Giovanna,
una ragazza che sta spesso in quel complesso di San Lorenzo «che — come
è scritto nell’ordinanza — ha riferito come fosse possibile reperire
qualsivoglia sostanza stupefacente o medicinale, precisando come gli
psicofarmaci fossero procurati da Marco». È proprio Giovanna, quando si
accorge che Desirée è morta, a scagliarsi piangendo contro gli
stupratori. Lo racconta Cheick, un altro testimone: «Piangeva e urlava.
Diceva “voi l’aveta uccisa, l’avete violentata” rivolgendosi ai tre
uomini presenti nel locale. Li chiamava per nome, Paco (Mamadou Gara,
ndr ), Sisco e Ibrahim».
Soccorsi impediti
Sono gli stessi
che impediscono a chiunque di aiutare la 16enne. Scrive la gip: «Sin dal
pomeriggio del 18 ottobre, la ragazza manifesta lo stato di stordimento
strumentalizzando il quale gli indagati abusano di lei. Ma esso si
aggrava così da tramutarsi in una condizione di dormiveglia prima e
incoscienza poi che viene immediatamente avvertita dai presenti allorché
trasportano il corpo della ragazza dal container al capannone». Spiega
ancora il giudice che «è in tale fase che Youssuf, Ibrahim e Sisco, che
pure sono presenti, ridimensionano la gravità delle condizioni della
ragazza e impediscono che vengano allertati i soccorsi, assumendo
lucidamente la decisione di sacrificare la giovane vita per garantirsi
l’impunità o comunque qualsivoglia fastidioso controllo delle forze
dell’ordine». L’ordinanza cautelare viene così motivata: «La pervicacia,
la crudeltà e la disinvoltura con la quale i prevenuti hanno posto in
essere le condotte contestate manifestano la sussistenza di un concreto e
attuale pericolo di recidiva». Inoltre, trattandosi di «tutti soggetti
che hanno dimostrato una elevatissima pericolosità e irregolari sul
territorio nazionale, rispetto al quale non presentano alcun tipo di
legame familiare e lavorativo, si manifesta un altrettanto inteso
pericolo di fuga, eludendo agevolmente qualsivoglia controllo».