Corriere 23.10.18
L’orrore in nome della razza
Dalle leggi del ’38 fino ai treni per Auschwitz
Una mostra al Quirinale. «Atto di riparazione»
di Paolo Conti
Il
segno è fortissimo, emotivamente e simbolicamente. Nel cuore del
Quirinale, residenza del capo dello Stato, la ricostruzione di uno dei
vagoni merci che portarono migliaia di ebrei italiani nei campi di
concentramento dopo i rastrellamenti nazifascisti: ne morirono quasi
8.000. Ecco le pareti di legno. In alto e in basso le feritoie, ai piedi
del visitatore una rotaia che si aggancia al filmato con l’ingresso ad
Auschwitz sulla parete di fondo, accompagnato dalle parole di Primo
Levi: «Vagoni merci, chiusi dall’esterno. E dentro uomini, donne,
bambini compressi senza pietà, come merce, in viaggio verso il nulla».
Entrare nel vagone virtuale significa rivivere il terrore che attanagliò
quegli ebrei italiani nel loro viaggio di morte.
La mostra 1938:
l’umanità negata/dalle leggi razziali italiane ad Auschwitz, che rimarrà
aperta al Quirinale fino al Giorno della Memoria — il 27 gennaio 2019
—, è un atto di riparazione, come lo definisce Giovanni Grasso,
consigliere per la stampa e comunicazione della presidenza della
Repubblica, curatore dell’esposizione con Paco Lanciano, mago della
virtualità applicata alla divulgazione culturale.
Ottant’anni fa
Vittorio Emanuele III, da capo di Stato, firmò per la promulgazione
l’onta indelebile delle leggi razziali nella sua residenza estiva di San
Rossore. Dopo la nomina a senatrice a vita di Liliana Segre, nel 2018
un altro capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha fortemente voluto al
Quirinale, la casa sua e degli italiani, una riflessione sulle atroci
conseguenze delle leggi razziali fasciste, pensata e realizzata dalla
presidenza. L’obiettivo è raggiungere soprattutto le nuove generazioni.
Di qui la scelta di unire il rigore storico dei documenti alla capacità
emozionale della virtualità.
Paco Lanciano (la ricostruzione delle
Domus romane a Palazzo Valentini e nelle aree dei Fori a Roma è sua e
di Piero Angela) ha ideato con Grasso un itinerario narrativo con la
storia di due famiglie immaginarie, dal 1918 alla promulgazione della
Costituzione nel 1947. Una è cattolica e l’altra è ebrea, i due
capifamiglia si chiamano Francesco e Bruno. Una sopravviverà alla
Seconda guerra mondiale, l’altra scomparirà. Prima la Grande Guerra, poi
l’arrivo del fascismo, l’asse con Hitler, le leggi razziali. La vita
dei due nuclei cambia radicalmente, quella ebrea è privata di ogni
diritto, dalla scuola al lavoro. Un filmato riporta il visitatore a
quegli anni. La seconda sala fa «vivere» i documenti, con la voce di
Francesco Pannofino. Quindi la ricostruzione di una classe elementare,
con i volti di alcuni bambini segnati da una «x» rossa, cacciati perché
ebrei. L’angoscia del vagone. Infine l’approdo alla Costituzione che
fonda i principi di libertà, democrazia, giustizia e uguaglianza.
Una
mostra volutamente non facile perché vuole lasciare un segno
indelebile: il Quirinale spera di trovare una sede stabile dopo un giro
per l’Italia. La collaborazione del Quirinale con Luce-Cinecittà,
l’Istituto dell’Enciclopedia italiana, Rai Cultura, il ministero
dell’Istruzione e la Fondazione Memoriale della Shoah di Milano fanno di
questo appuntamento al Quirinale un momento di immensa forza e di
eccezionale qualità storica e documentaristica.