martedì 23 ottobre 2018

La Stampa 23.10.18
Cina, ingegneria e propaganda
Il mega ponte unisce le colonie
di  Francesco Radicioni


Per qualcuno la striscia di asfalto che da oggi collega Hong Kong, Macao e Zhuhai rappresenta una meraviglia dell’ingegneria, per altri solo lo sfoggio della volontà di Pechino di allargare il suo potere sulle due ex-colonie europee. Nove anni dopo l’inizio dei lavori, sarà inaugurato oggi, alla presenza del presidente cinese XI Jinping, il mega-progetto infrastrutturale lungo 55 chilometri - il ponte sul mare più lungo al mondo - che promette di tagliare i tempi di collegamento tra la Cina e le regioni amministrative speciali di Hong Kong e Macao. La struttura è stata progettata per resistere a un terremoto dell’ottavo grado di magnitudo, a un super-tifone con venti fino a 340 chilometri l’ora e all’impatto accidentale di una grande nave portacontainer. Per consentire il normale transito del trasporto marittimo nel Delta del Fiume delle Perle, nel progetto è stato previsto anche un tratto in un tunnel sottomarino lungo 6,7 chilometri e collegato al ponte da due isole artificiali.
Incendi e ritardi
Costato oltre venti miliardi di dollari, i lavori di realizzazione del ponte tra Hong Kong, Zhuhai e Macao sono stati funestati da incidenti, ritardi, sforamenti del budget e inchieste per corruzione. Molti hanno anche espresso dubbi sull’utilità del progetto visto che tra le regioni amministrative speciali e la Repubblica Popolare già esistono diversi collegamenti via terra, nave e aereo. Poche settimane dopo l’inaugurazione della linea ad alta velocità tra Hong Kong e la Cina continentale, nell’ex-colonia britannica c’è preoccupazione che la nuova infrastruttura possa essere un nuovo tentativo delle autorità cinesi di portare Hong Kong ancora più vicina alla Cina.
Le autorità della regione amministrativa speciale assicurano che il ponte servirà a «consolidare la posizione di Hong Kong come un hub per l’aviazione e la logistica regionale», riducendo i tempi di trasporto tra Hong Kong e Zhuhai - nella parte occidentale del Delta del Fiume delle Perle - dalle attuali quattro ore ad appena 30 minuti. Nonostante la retorica sul tempo che la realizzazione del ponte consentirà di risparmiare, le auto private non potranno andare tra Hong Kong, Macao e Zhuhai senza speciali permessi.
Le colonie integrate
Per Pechino il vero grattacapo sarà come integrare le due ex-colonie europee - amministrate con la formula «un Paese, due sistemi» - con la Cina continentale: realtà che conservano tre diversi sistemi legali, politici, valutari e doganali. «La collaborazione tra Guangdong, Macao e Hong Kong sarà rafforzata in termini di commercio, finanza, logistica e turismo», ha assicurato venerdì Frank Chan, segretario ai trasporti dell’ex-colonia britannica.
In questo contesto, il ponte sul Delta del Fiume rappresenta una pietra miliare anche della Greater Bay Area. Il progetto punta creare una grande area economica integrata e di sviluppo tecnologico tra Hong Kong, Macao e altre nove città della provincia del Guangdong. Una delle regioni più ricche e dinamiche della Repubblica Popolare dove vivono 68 milioni di persone, un importante hub della logistica e che da sola rappresenta 1/8 del Pil totale cinese. L’idea è quella di trasformare quella che è stata «la fabbrica del mondo» in un avamposto della trasformazione del modello economico cinese - puntando su servizi, innovazione, ricerca e sviluppo - che possa competere con San Francisco, New York e Tokyo.