Corriere 21.10.18
La Cina delle invenzioni lunari
Un satellite per riflettere i notte il sole, un radar per cambiare il meteo
Così a Pechino la scienza immagina il fururo
di Guido Santevecchi
Un
satellite per riflettere, di notte, la luce del Sole; un radar per
cambiare il meteo: così a Pechino la scienza immagina il futuro
I
bambini cinesi sanno fin dalla prima elementare che cosa sono le «Si da
fa ming», le «Quattro grandi scoperte innovative» che l’antica Cina ha
donato a se stessa e al mondo. La carta, la polvere da sparo, la stampa e
la bussola sono figlie del genio creativo cinese e secondo Karl Marx
hanno dato vita alla società borghese. Gli scienziati della Repubblica
popolare stanno cercando di riprendere il primato innovativo mondiale
con idee grandiose. L’ultima è la «Luna artificiale», ma c’è anche il
«radar divino» e non vanno trascurate le «camere della pioggia» per
creare un «fiume in cielo». Il denominatore comune di questi progetti è
il tentativo di dominare la natura.
Il Quotidiano del Popolo, voce
ufficiale del Pcc, ha appena annunciato che un istituto aerospaziale di
Chengdu, capitale del Sichuan, si sta preparando a mettere in orbita
una «luna artificiale» per illuminare le strade della città. Il
satellite, dotato di uno specchio spaziale, rifletterebbe sulla Terra la
luce del Sole ogni notte, sempre con la stessa intensità e senza
doversi più inchinare di fronte alle fasi lunari: plenilunio costante.
Secondo il signor Wu Chunfeng, presidente dell’azienda che ha prodotto
la tecnologia, la replica sarebbe otto volte più brillante
dell’originale e potrebbe proiettare la sua luce su un’area con un
diametro compreso tra i 10 e gli 80 chilometri. Perché darsi pena di
lanciare in orbita una costosa Luna finta? Perché la sua luce
permetterebbe di sostituire i lampioni stradali di una grande città come
Chengdu e risparmiare 1,2 miliardi di yuan all’anno in energia
elettrica, afferma il signor Wu. Tutto pronto: partenza del
satellite-specchio prevista nel 2020, dice il Quotidiano del Popolo.
Restano
da discutere alcuni dubbi non trascurabili: secondo le anticipazioni di
Wu la Luna artificiale orbiterebbe a 500 km dalla Terra, mentre quella
vera è a 380 mila km. Per illuminare con precisione Chengdu lo specchio
dovrebbe essere in orbita geostazionaria a 37 mila km, dicono esperti
citati dalla Bbc. E poi ci sono le preoccupazioni degli ambientalisti
sul rischio di disturbare la fauna. Il solito Wu replica che non c’è
pericolo, perché la Luna artificiale produrrà una sorta di bagliore
crepuscolare e quindi non dovrebbe influire sulla routine degli animali.
Ha
messo in allarme non gli ecologisti ma i servizi segreti di diversi
Paesi un’altra innovazione cinese: un sistema radar con un raggio
d’azione di 2.000 chilometri, che ufficialmente ha lo scopo di studiare i
fenomeni nell’alta atmosfera. In estrema e approssimativa sintesi il
macchinario (un tipo di «radar di dispersione incoerente ad alta
potenza» sperimentato da diversi Paesi) funziona generando rapidissimi
impulsi di energia elettromagnetica e spedendoli in fasci nella
ionosfera, la fascia dell’atmosfera che riflette le onde radio grazie
all’alta concentrazione di ioni ed elettroni. Ma l’intelligence
occidentale teme che i fasci sparati dal super-radar cinese possano
influire sul clima, scatenando tempeste, uragani, tsunami ai danni del
nemico. Lo strumento in costruzione nell’isola di Hainan, nel Mar cinese
meridionale, è stato ribattezzato «radar divino». Scienziati
indipendenti dicono che si tratta solo di teorie complottiste e che
oltre a servire fini scientifici la struttura di Hainan può al massimo
essere impiegata dai cinesi per spiare meglio le mosse delle flotte
aeronavali avversarie.
Gli inventori di Pechino giocano però a
sostituirsi alla divina provvidenza con il progetto per far piovere di
più in Tibet e alimentare così i fiumi che scendono dall’altopiano, per
combattere la siccità delle pianure settentrionali cinesi. Il piano è
gigantesco, si tratta di concentrare su una parte del Tibet vasta
quattro volte l’Italia decine di migliaia di camere di combustione che,
bruciando carburante solido, disperderanno ioduro d’argento, un composto
dalla struttura cristallina molto simile al ghiaccio; i cristalli
salirebbero in alto, intercetterebbero i monsoni e «feconderebbero» le
nuvole provocando pioggia abbondante. Nome in codice del progetto:
«Tianhe», Fiume celeste.