Corriere 21.10.18
A Londra un oceano contro la Brexit «Vogliamo un nuovo referendum»
In 700 mila guidati dal sindaco Khan: i britannici decidano sull’accordo con l’Ue
di Luigi Ippolito
Londra
Si aspettavano un fiume di gente, è arrivato un oceano: 700 mila
persone hanno invaso ieri il centro di Londra per chiedere un secondo
referendum sulla Brexit, in una delle più grandi manifestazioni mai
avvenute nella capitale britannica.
Gli stessi organizzatori non
speravano di radunarne più di centomila, ma alla fine la folla era tale
che non tutti sono riusciti a entrare nella piazza del Parlamento e si
sono dovuti stipare nelle vie circostanti. Una manifestazione pacifica,
chiassosa e coloratissima: tante le famiglie, i giovani, i bambini
vestiti con i colori della bandiera europea (e così perfino qualche
cagnolino).
Ufficialmente l’obiettivo della marcia non era
chiedere un secondo referendum tout court: il voto c’è già stato nel
2016 e non può essere semplicemente ripetuto. Si tratta piuttosto di
ottenere un «voto del popolo» sull’accordo finale che Theresa May
concluderà con Bruxelles: ma non è un mistero per nessuno che nel cuore e
negli animi dei dimostranti c’era la ferma intenzione di rovesciare la
Brexit.
Ma è proprio per questo che alla manifestazione di ieri
non ha partecipato nessun politico di rilievo: non solo il governo
conservatore esclude recisamente la possibilità di un secondo voto, ma
anche il partito laburista resta molto cauto su questa prospettiva.
Neppure l’opposizione vuole lasciar passare la percezione che si voglia
mettere in discussione la decisione presa democraticamente nel 2016.
L’unico
personaggio di spicco ieri era il sindaco di Londra Sadiq Khan, che si
era già schierato di recente in favore di un nuovo voto: e non a caso,
visto che l’elettorato della capitale è in grande maggioranza ostile
alla Brexit. Per il resto solo figure di secondo piano, come il leader
dei liberaldemocratici Vincent Cable, la «ribelle» conservatrice Anna
Soubry o il dissidente laburista Chuka Umunna.
Il problema di un
secondo referendum è che, come si è già detto, non si può semplicemente
ripetere il primo: perché allora non farne poi un terzo, e andare al
meglio dei tre? Assurdo. Allora il voto dovrebbe vertere sull’accordo
finale: ma che succede se questo viene bocciato? Londra esce dalla Ue
senza accordi o ci deve essere l’opzione di restare nell’Unione?
Questione non facile da risolvere.
La verità è che, nonostante la
dimostrazione di forza di ieri nelle strade di Londra, non esiste nel
Paese una maggioranza a favore di un nuovo referendum: e l’opinione
pubblica resta ancora sostanzialmente spaccata a metà sulla scelta
europea. Una nuova consultazione, lungi dal dirimere la diatriba, non
farebbe che riaprire una ferita che è tutt’altro che rimarginata. Ciò
che oggi i più chiedono è di andare avanti: e mettere finalmente la
Brexit alle spalle.