lunedì 1 ottobre 2018

Corriere 1.10.18
Carteggi
Il cuore potente, e innamorato, di Gentile
La corrispondenza del filosofo idealista con la fidanzata e futura moglie Erminia in un volume edito da Le Lettere
di Alessandra Tarquini


Fra il 1898 e il 1900, un giovanissimo Giovanni Gentile scrisse alla sua fidanzata tutte le volte che si allontanò da lei. L’aveva conosciuta a Campobasso, dove si era trasferito per insegnare nel liceo classico Mario Pagano. Lì viveva Erminia Nudi, una maestra carina, ma non bellissima, una brava ragazza intelligente e operosa. Così Giovanni la vide, e da allora non poté fare a meno della sua «dolce bontà», «la bontà vera, la bontà che viene ingenua e schietta dai più intimi penetrali dell’anima», quella che «non può svanire».
Nella prima lettera, il 31 dicembre 1898, il filosofo ventitreenne si rivelò: «Ma quali amori!... Io m’ingannavo. Credevo d’amare, d’aver amato, e invece comincio soltanto ora a comprendere questo divino linguaggio dell’anima».
Davanti alla potenza dei sentimenti, l’intellettuale che avrebbe trasformato la cultura italiana, l’autore della riforma della scuola, il futuro ideologo del fascismo riconobbe il proprio cambiamento. «Sento una nuova vita risvegliarsi dentro il mio spirito; e ne sono infinitamente grato a te, che la susciti». È un «mondo ignoto», un dialogo profondo e ininterrotto: «L’amore nostro — così le scrive nei primi mesi del 1899 — è relazione spirituale d’anime; tu lo sai così bene, e spesso me lo ricordi. Non dovremmo, quindi, mai arrestarci alla espressione esteriore del volto, al suono talvolta quasi irriflesso delle parole; ma fin nell’anima, tendere, e starcene paghi, alla voce del sentimento, saldo e sempre immutabile». Insomma, quando ci si vuole bene, non si deve avere paura di non trovarsi, di non piacersi, del tempo e della lontananza perché l’amore, dice il filosofo, è più forte del desiderio. Se oggi non ti ho sentita vicina, non ti ho capita, non ti ho desiderata, lo farò domani perché tu sei tu.
Il cuore del giovane Gentile non era meno potente della sua testa. E quello di Erminia? Purtroppo non lo sappiamo perché nella raccolta Lettere alla fidanzata, edita da Le Lettere con l’accurata introduzione di Hervé A. Cavallera, non ci sono le risposte di lei. Dalle parole del futuro marito intuiamo che con lui Erminia discuteva di tutto: lavoro, studio, vita. In effetti, è bello guardare il mondo con gli stessi occhi. E allora, sperando nella pubblicazione dell’intero carteggio, ci piace immaginarla gentile e concentrata, intenta a leggere cosa le scrive Giovanni.