Corriere 16.10.18
La Chiesa russa dà l’addio a Costantinopoli
di Fabrizio Dragosei
È
senza dubbio la rottura più importante di questi ultimi anni,
paragonata addirittura al grande scisma che nel 1054 divise la chiesa
d’Occidente e quella d’Oriente. Non solo: la separazione da
Costantinopoli decisa ieri dal patriarcato di Mosca dopo un rapido
sinodo tenuto a Minsk in Bielorussia, rischia di avere ripercussioni
gravissime in Ucraina dove si temono frizioni e scontri tra fedeli. Il
pomo della discordia tra i due grandi patriarcati dell’ortodossia è
costituito infatti proprio dall’autonomia della chiesa ucraina, posta
sotto la giurisdizione di Mosca dalla fine del Seicento. È dallo
scioglimento dell’Urss del 1991 che Kiev preme perché la sua struttura
venga riconosciuta indipendente, «autocefala», come si dice. La guerra
nel Donbass e l’annessione russa della Crimea hanno fatto precipitare le
cose in questi ultimi anni. Così nei giorni scorsi il patriarca di
Costantinopoli Bartolomeo I, che è la guida spirituale dell’intera
ortodossia («primus inter pares», primo fra uguali) ha accolto le
richieste ucraine, suscitando l’ira di tutta la Russia. Il patriarca
Kirill ha protestato e poi ha parlato con i suoi vescovi e metropoliti a
Minsk per arrivare all’annuncio della rottura. Sarebbero vicine alla
posizione di Mosca undici delle quindici chiese ortodosse nel mondo,
compresi gli antichissimi patriarcati di Gerusalemme, Alessandria e
Antiochia.
Il Cremlino, naturalmente, si è subito schierato con il
suo clero e questo preoccupa non poco Kiev. Le due chiese di Ucraina
(quella autonoma e quella che era invece rimasta sotto Mosca) dovrebbero
ora unificarsi, ma già si sa che molti, soprattutto nel Donbass, non
vorranno cedere. Cosa succederà alle tante proprietà delle due chiese?
Il presidente ucraino Poroshenko ha già messo le mani avanti,
assicurando che tutto verrà risolto pacificamente. Ma se così non sarà
(e molti ne dubitano), allora il Cremlino potrebbe anche cogliere
l’occasione per intervenire. Vladimir Putin ha sempre detto che tra i
suoi compiti c’è anche quello di difendere i russi ovunque essi siano
sottoposti ad angherie, maltrattamenti o altro. La motivazione che ha
giustificato il «sostegno» agli abitanti della Crimea che si sono
dichiarati indipendenti e poi hanno chiesto di entrare nella Federazione
Russa.