Repubblica 9.9.18
Cervelli impavidi
Il coraggio, se non ce l’hai te lo danno i neuroni
Nell’ippocampo cellule nervose che azzerano la paura
Le hanno localizzate gli scienziati svedesi studiando i topi che sfidano i gatti
di Giuliano Aluffi
Chi
salta da un dirupo, casomai munito di tuta alare per volare via
sfrecciando sulle punte degli alberi, è certo un temerario, ma questo
sprezzo del pericolo, più che indicatore di forte personalità, potrebbe
essere soltanto un dono di natura, legato all’attività di un gruppo
particolare di neuroni detti "i neuroni del coraggio". Già noti come gli
"interneuroni OLM", si pensava fossero soltanto associati al
consolidamento dei ricordi. Il loro ruolo chiave nei comportamenti
spavaldi è oggi rivelato da uno studio pubblicato su Nature
Communications, che pone le basi per possibili nuove terapie anti ansia e
anti disturbo da stress post-traumatico. È un passo avanti rispetto a
un recente studio giapponese che mostrava il ruolo della dopamina nello
spezzare i riflessi condizionati legati alla paura in assenza di reale
pericolo – la dopamina infatti si libera quando una situazione si rivela
migliore di quanto temuto.
Il nuovo studio, infatti, riguarda il
comportamento in presenza di reali segnali di rischio, ed è quindi più
propriamente legato al coraggio.
«L’attività di questi neuroni può
azzerare la paura» spiega Klas Kullander, capo del dipartimento di
genetica all’Università di Uppsala, in Svezia. «Se al centro di una
stanza si mettono a terra dei peli di gatto, i topi normali non osano
allontanarsi dai muri perché sentono l’odore del nemico. Ma se
stimoliamo i suoi neuroni OLM, il topo si avventurerà senza timore in
mezzo alla sala, e calpesterà i peli di gatto come se non ci fossero.
Funziona
anche l’inverso: disattivando questi neuroni, il topo diventa più
timoroso degli altri». A dare tanto potere ai neuroni OLM è la loro
posizione cruciale. «Si trovano vicino ai neuroni principali
dell’ippocampo, quelli piramidali, che connettono all’ippocampo due
regioni cerebrali importanti come la corteccia prefrontale, sede della
cognizione, e l’amigdala, sede della paura» spiega Kullander. «Quando
vediamo qualcosa di allarmante la corteccia prefrontale e l’amigdala si
attivano entrambe per decidere se siamo in pericolo oppure no. I neuroni
OLM ricevono sia il responso dell’amigdala che quello della corteccia
prefrontale, fanno un bilancio tra i due e lo trasmettono all’ippocampo.
Quando
questi neuroni sono molto attivi ed emettono un certo tipo di
oscillazioni, dette oscillazioni Theta, il cervello decide che sì, la
situazione sarà pure rischiosa, ma noi siamo al sicuro». Una
particolarità di questi neuroni è che hanno dei recettori per la
nicotina: «Fumando, li si stimola» spiega Kullander. «Forse è per questo
che molti tendono a fumare di più quando sono nervosi». «Se
individuassimo altri recettori, oltre a quelli per la nicotina,
posseduti soltanto da queste cellule, potremmo sviluppare un farmaco
anti ansia molto mirato, che non tocchi altre parti del cervello» spiega
il coautore dello studio, Richardson Leão, docente di neuroscienze alla
Federal University di Rio Grande do Norte. In certi casi, invece, può
essere salvifico aumentare l’ansia: «È il nostro prossimo progetto:
salvare la vita ai topi infetti da toxoplasmosi. Per scongiurare la
trasmissione agli uomini», spiega Leão. «Il parassita della toxoplasmosi
per completare il suo ciclo di vita deve entrare nel cervello dei
gatti. Ma il suo primo ospite è il topo. Quando il Toxoplasma gondii li
infetta, i topi perdono la paura del gatto e addirittura scambiano gli
odori del gatto per irresistibili feromoni». Gettandosi entusiasti tra
le fauci dei felini e dandola vinta al parassita. «Vogliamo ridare a
questi topi la paura dei gatti. E fermare questa zoonosi, assai
rischiosa per chi ha il sistema immunitario compromesso» spiega Leão.
«Studi dicono che i guidatori con Toxoplasma gondii hanno probabilità di
fare incidenti più che doppia rispetto agli altri».