domenica 9 settembre 2018

Repubblica 9.9.18
Fake-news e social network
Ai giovani va insegnata l’analisi critica
di Valentina Della Seta


La verità è il contrario della certezza. È il "So di non sapere" di Socrate: «È la grande invenzione della filosofia greca e della tradizione filosofica nel suo complesso», dice Daniele Francesconi, al suo secondo mandato da direttore del FestivalFilosofia. «In questa edizione ragioneremo su usi e pratiche di verità, come ad esempio la testimonianza o la confessione. Ci soffermeremo a riflettere sui luoghi in cui la verità assume regimi particolari, come archivi, tribunali, laboratori. E ovviamente il web, che per certi versi è il campo principale delle questioni di verità contemporanee». Tra lezioni magistrali, spettacoli, mostre e concerti, il festival, da un po’ di anni, sembra intercettare un’Italia diversa da quella che si nutre di odio e cuoricini su internet. Trasversale, composta di persone di ogni età che hanno il desiderio di sedersi e ascoltare discorsi autorevoli su temi complessi e avvincenti: «Non facciamo divulgazione, la consideriamo una parola offensiva nei confronti dei destinatari», dice Francesconi. «La cultura è un bene comune, noi stiamo solo cercando di trovare nuove forme di comunicazione». A partire dal rinnovamento delle voci: «In questa edizione ci saranno ventiquattro nuovi relatori», spiega. «Che non vuol dire rinunciare ai grandi nomi e ai grandi protagonisti, ma allargare il perimetro delle prospettive ad autori di ogni età, italiani e stranieri, che abbiano un punto di vista significativo sul tema della verità». Come Anna Maria Lorusso, che insegna Semiotica all’Università di Bologna e ha da poco pubblicato con Laterza il saggio Postverità: «Il mio intervento sarà rivolto al tema dell’accuratezza.
Oggi il problema delle fake-news è avvertito come rilevante», dice Lorusso. «Sembra che l’unica soluzione possibile sia il fact-checking, la verifica dei fatti, delle cifre e dei nomi propri. La mia posizione è un po’ critica. Penso che sia molto più importante dare peso alle competenze, ristabilire le gerarchie di verità, indebolite, molto prima dell’arrivo dei social network, dalla televisione dei reality e delle opinioni urlate. Bisognerebbe insegnare ai ragazzi la consapevolezza critica, istituire dei corsi scolastici di educazione ai media. Mi sembra che la società si sia evoluta senza darci il tempo di sviluppare anticorpi». Anche il teatro può raccontare il presente. Il drammaturgo Stefano Massini, che dopo il successo della Lehman Trilogy si è messo nei panni di Sigmund Freud con L’interpretatore dei sogni (Mondadori), spiegherà cosa ha imparato studiando la vita e il lavoro del medico che ha capito per primo il valore rivelatore dei sogni: «Crediamo di parlare di verità oggettive», dice. «In realtà parliamo sempre di noi stessi. Cerchiamo noi stessi ovunque, ci rispecchiamo in tutti coloro che ci circondano, poniamo le stesse domande in cerca di agognate risposte. La verità non esiste: è solo una metafora. E il sogno è la metafora più sincera, perché spietata e dichiarata».