Repubblica 8.9.18
L’ascesa degli estremisti
Il razzista a occidente
di Ian Buruma
La
vista di una folla di tedeschi che rincorrono per strada gli stranieri e
levano il braccio a indicare il saluto nazista risulta — per ovvi
motivi — oltremodo inquietante. Tuttavia, è proprio questa la scena che
si è verificata di recente a Chemnitz, una squallida città industriale
della Sassonia che ai tempi della Repubblica democratica tedesca era
definita con orgoglio “città socialista modello” (e che tra il 1953 e il
1990 prese il nome di Karl-Marx Stadt). Tuttavia, non si tratta di un
problema solo tedesco. Le folle inferocite di Chemnitz hanno molto in
comune con i neonazisti, i seguaci del Ku Klux Klan e gli estremisti che
un anno fa scatenarono il putiferio a Charlottesville, in Virginia. Le
due città hanno entrambe un passato triste — Chemnitz ha conosciuto la
dittatura nazista e comunista, Charlottesville la schiavitù — e per
entrambe le cause del violento estremismo sono molteplici. Il razzismo è
tra queste.
Molti americani bianchi — in particolare nel Sud
rurale — conducono una vita grama, caratterizzata da bassa
scolarizzazione, lavori mediocri e povertà. Il senso di superiorità nei
confronti dei neri era l’unico privilegio a cui potevano attaccarsi.
Ecco perché la presidenza di Barack Obama ha sferrato un duro colpo alla
loro autostima, minandone il presunto vantaggio sociale. È sul loro
risentimento che Donald Trump ha fatto leva. Molti tedeschi dell’Est,
abituati all’autoritarismo e incapaci di ( o riluttanti a) mettere a
frutto le opportunità lavorative ed educative che la Germania unita
offre loro, si stanno avvicinando a demagoghi di estrema destra che
fanno risalire tutti i problemi agli immigranti e ai rifugiati dai Paesi
musulmani.
L’ansia sociale che opprime i bianchi in Occidente è
esacerbata dall’ascesa della Cina e dalla sensazione che Europa e Usa
stiano perdendo preminenza. Forse a questo si riferiva Trump quando
affermava che «la questione è capire se l’Occidente ha la volontà di
sopravvivere » . Occorre stabilire cosa intendesse per Occidente e se la
difesa dell’Occidente deve basarsi su presupposti razzisti.
Agli
inizi del XX secolo ci fu un periodo in cui l’Occidente veniva definito
dai suoi nemici ( molti in Germania) come luogo del liberalismo
anglo-franco-americano. I nazionalisti di destra (molti in Germania)
amavano descrivere Londra o New York come « giudaicizzata » . Secondo
questa ottica le società liberali si fondavano sul denaro anziché su
rivendicazioni basate sul sangue e sui confini. Tuttavia, così come i
populisti olandesi e scandinavi di oggi abbracciano i diritti dei gay e
delle donne per farne armi simboliche con cui attaccare l’Islam, i
leader della destra usano l’Occidente come qualcosa che va protetto
dalle orde musulmane. Spesso fanno riferimento a « Occidente giudaico-
cristiano » . Il che, insieme all’entusiasmo per i governi israeliani di
destra, li mette al riparo dalle accuse di antisemitismo associate
all’estrema destra.
Non è facile, nella xenofobia, separare le
motivazioni razziste da quelle culturali o religiose. Sino alla fine del
XIX secolo l’antisemitismo si nascondeva dietro a pretesti religiosi.
Con l’affermarsi delle teorie razziali pseudo- scientifiche ciò è
cambiato: una volta stabilite distinzioni biologiche tra ebrei e
“ariani” non c’è stato più modo di sottrarsi alla trappola del razzismo.
Un’argomentazione comune tra chi ritiene che i musulmani rappresentino
una minaccia per la civiltà occidentale è il rifiuto di riconoscere
l’Islam in quanto fede. È una cultura, dicono, incompatibile con i
“valori occidentali”. Esattamente ciò che in passato si diceva della
“cultura” ebraica. Benché le persone di tradizione musulmana siano ( al
pari degli ebrei) diverse tra loro e provengano da Paesi diversi,
l’ostilità all’Islam può essere una forma di razzismo. Chi, per
religione o nascita, rientra in questa categoria è un forestiero e deve
essere emarginato. E raramente questa intolleranza ha come unico
bersaglio i musulmani. I neonazisti di Charlottesville celebravano la
propria cultura ostentando i simboli dell’antica Confederazione e
prendendosela con i neri; la missione della Confederazione era quella di
proteggere il suprematismo bianco. Ecco a cosa si ispiravano quelle
manifestazioni. Eppure uno degli slogan gridati era: «Non ci faremo
sostituire dagli ebrei!».
Sentimenti di questo tipo sono sempre in
agguato ai margini delle società occidentali, in particolare negli Usa.
Per assicurarsi più voti i politici di destra hanno lasciato intendere
di essere pronti a condividere pregiudizi simili. Ma dichiarando che tra
la folla di Charlottesville vi erano «persone a posto» e definendo gli
immigrati messicani « stupratori » , Trump ha introdotto il razzismo
nella politica di tutti i giorni. E quando l’uomo più potente
dell’Occidente incita alla violenza è chiaro che l’Occidente, comunque
lo si voglia definire, è in grave difficoltà.
(Traduzione di Marzia Porta)