Repubblica 8.9.18
Anna e Andrea separati solo dallo stradario
di Maurizio Maggiani
Nella
periferia di Imola c’è una via intitolata alla Kuliscioff, che, nella
toponomastica, è tenuta rigorosamente lontana da Costa, padre del
socialismo e amore tormentato per tutta la vita
Via Anna
Kuliscioff l’hanno voluta mettere ben distante da viale Andrea Costa,
anche a non credere alle anime nell’aldilà e a tutti quei discorsi della
pretaglia sulla vita eterna, chi ci avrebbe messo la mano sul fuoco che
a tenerli vicini quei due non avrebbero continuato a fare casino e a
tenere la gente sveglia la notte fino alla fine dei giorni. Ma comunque
alla Anna le hanno trovato proprio una bella via, una via un po’ di
periferia, ma Imola è una città così ben tenuta che la periferia è anche
meglio del centro; e poi è una via complicata, mica una roba dritta da
qui a lì, non si capisce nemmeno bene dove comincia e dove finisce, e
così sembra proprio fatta apposta per lei, che era così particolare che
nessuno poteva dire di aver capito dove cominciava e se finiva da
qualche parte, nemmeno Andreino se è per questo, e non alzasse la cresta
quella gattamorta di Turati, che nemmeno lui la capiva da cima a fondo.
Ma quanto si sono amati lei e Andreino, ma quanto, ma quanto. E si sono
amati alla romagnola che è amarsi tre volte tanto; forse si sono amati
anche un po’ alla russa, si sa che anche i russi non scherzano quando
c’è in ballo di amarsi, ma qui siamo a Imola mica a Stalingrado, e è
alla romagnola che si fanno le cose, con i soviet o senza i soviet. Qui
siamo a Imola, e Imola è più rosso fuoco che rosso bandiera, e se date
un’occhiata a una fotografia di Andreino, con quei capelli ritti in
testa, gli occhi come saette e i baffoni come sciabole, capite cosa vuol
dire essere di Imola e fatti di fuoco, ardere di socialismo e ardere di
amore, che poi, a pensarci, è un po’ la stessa cosa. E infatti il
socialismo d’Italia sono venuti a fondarlo qui Andreino e la Anna quando
proprio si amavano a più non posso, il socialismo rivoluzionario,
s’intende, il socialismo di Romagna.
Sì, hanno fatto bene a
tenerli distanti corso Costa e via Kuliscioff, c’era troppo fuoco tra
loro, e troppo ardore e troppo socialismo, troppo amore per tutto, e
avrebbero continuato così anche da morti, anche oggi come oggi che non
arde più niente a essere onesti, e qui a Imola abbiamo appena avuto la
vergogna che il sindaco se lo sono preso i grillini; i grillini a Imola,
che da quando Andreino ha proclamato il socialismo romagnolo, il
sindaco lo ha sempre nominato lui dalla tomba, a parte la parentesi di
quello di Predappio, s’intende, che poi era nato figlio di Andreino
anche lui.
Sì, compagni imolesi, avete fatto bene a tenerli
distanti, ma guardate che siete stati illuminati dalla Anna, perché è
lei che ha voluto così; a un certo punto la Anna si è anche un po’
stufata di tutta ‘sta furia romagnola, va bene ardere, ma poi bisogna
sapersi anche trattenere, e riflettere, e comprendere. E questa non era
proprio la specialità di Andreino, che la rivoluzione piuttosto che
tenerlo concentrato su ogni cosa lo distraeva da tutto il resto; o
magari no, era concentrato su tutto, ma su certe cose un lo era po’
troppo. Anna aveva la misura di ogni cosa, Anna era più grande del suo
stesso amore.
Tu cerchi in me il riposo, io in te la vita. Io sono
per te poco donna, tu per me sei un’astrazione. Tu non mi dai l’umano
del contatto fra i sessi diversi. Tu non vuoi o non puoi capire che
l’abbandono e la pienezza non sono che la conseguenza d’una vita
reciproca piena di comprensione dei pensieri, dei sentimenti, delle
aspirazioni. Tanto più che tu sai quanto in una donna un poco non
volgare è forte il lato morale nell’amore; Gretehen perfino s’informa al
Faust se crede alla religione, e perciò capirai che svanita questa
armonia morale, questo legame non esistendo più, quanto doloroso è di
conservare il convivere per semplice abitudine, per semplice memoria del
passato.
Anna lo sentiva e lo sapeva, a tenerli vicini Andreino
avrebbe continuato a provarci in eterno, era il suo ardente amore, e a
lui gli si rizzavano i capelli a pennacchio solo a pensarla.
Io
non credo più alle tenerezze che tornano, in queste tenerezze scorgo
qualche cosa di offensivo, vi sento il desiderio della specie e non
sento l’unione umana. Il tuo volere accarezzare la mia testa non mi
riscalda la testa e questo si può fare a ogni donna non brutta e non
cretina del tutto, ed io sono effettivamente orgogliosa, non posso
soddisfarmi del solo ricevere e dare dei baci e delle carezze. E
l’ultima tua visita, se non fosse stata accompagnata da un’insistenza
continua del desiderio del possesso materiale della mia avvizzita carne,
avrei creduto che mi sbaglio, ma, purtroppo, ho sentito, ed il
sentimento fu la base della convinzione, che senza avvertirtene, tu
cerchi in me la femmina, ma non la donna.
Vuol pur dire qualcosa
se il Labriola delucida Friederich Engels, quell’Engels di Karl Marx,
del singolare fatto che il socialismo italiano ha un solo uomo e nello
specifico quell’uomo è una donna che ha per nome Anna Kuliscioff. Già,
la zarina pugno di ferro in guanto di velluto, la solita sciocca
sufficienza dei maschi che si tengono stretto il loro monopolio e si
guardano bene da spartire con le donne, troppo prematuro, sempre troppo
prematuro, il privilegio del voto e l’equità di un salario, i maschi che
con tutto il loro saldo monopolio non sono capaci di essere gli uomini
del socialismo italiano.
Anna ha amato di fervido amore Andrea,
dello stesso fervore con cui ha amato il socialismo e la rivoluzione, e
la loro figlia Andreina, e le puerpere avvelenate dalle mani zozze delle
levatrici, e le lavoratrici divorate dal capitale; ma Anna è un medico e
sa che il medico pietoso ammazza l’ammalato, così che non ha mai
esercitato la pietà come cura, non lo ha fatto con Andreino, non lo ha
fatto con la rivoluzione, non lo ha fatto nemmeno con il suo nuovo amore
Filippo, il Turati tutto genio e cuore ma pur sempre esponente del
monopolio maschile, e nemmeno ne ha avuto con le sue compagne di lotta e
di sesso. Ma impietosa com’era era pur colma di pietà, la pietà che non
cura ma si prende cura, e così Anna non ha solo amato Andreino, ma gli
ha voluto anche bene, gli ha voluto bene per tutta la vita. E quando il
padre del socialismo scopre di esserlo padre anche di una Ninetta così
poco socialista che ha varcato la soglia di una chiesa per convolare a
nozze con un borghese e coprirlo doppiamente di vergogna agli occhi dei
miscredenti proletari di tutto il mondo, prende e con santa pazienza
cerca di placarlo, di farlo riflettere e ragionare, gli spiega, gli
insegna.
Mio caro Andreino, Sì, hai ragione è una gran malinconia.
Di dover convincersi che noi non siamo i nostri figli, e che essi
vogliono far la loro vita, astrazione fatta dai genitori, come l’abbiamo
fatta noi ai nostri tempi. La malinconia non proviene da quel piccolo
incidente di matrimonio religioso, ma dal fatto che la nostra figlia non
ha né l’animo ribelle, né il temperamento di combattività. È una povera
bambina buona, gentile, abbastanza intelligente, affettuosa, creata per
la famiglia e per avere figli propri. Essa non fu mai socialista, né
miscredente: nel ’ 98 fece voto alla Madonna perché io non fossi
condannata, la Madonna non l’ascoltò, allora pregava un Dio astratto.
D’altronde
come buoni e convinti socialisti dobbiamo rispettare anche la volontà e
l’individualità dei nostri figli. È stato un fallimento, come dici tu,
ma un fallimento non doloso; poiché se la Ninetta non è l’immagine
nostra, è pur una brava ragazza. Io sono stata angosciata per molti
anni, io capiva che la povera Ninetta scontava gli slanci generosi della
sua madre, io sapeva che un giovane di famiglia borghese, dati i
pregiudizi sociali, famigliari e religiosi, difficilmente, se non molto
innamorato, la sposerebbe per le presunte colpe della madre, che
schiaffeggiava la società sotto tutti i rapporti...
Sì, la Anna ha
schiaffeggiato impietosa la società sotto tutti i rapporti, ma non ha
mai alzato un dito sull’umanità, ha molto amato l’umanità e gli ha
voluto molto bene, Andreino e la Ninetta compresi; e tutto sommato a
Imola almeno avrebbero potuto tenerli vicini corso Andrea Costa e via
Anna Kuliscioff, se anche Andreino avesse preso a smaniare e far casino,
Anna avrebbe saputo ancora tenerlo buono, e ancora insegnargli.
– 4. Continua