Repubblica 5.9.18
Le elezioni
"La Svezia è in mano ai migranti" così la paura fa volare i sovranisti
Il
9 settembre si vota e SD, il partito della destra antieuropea, sale nei
sondaggi Tanto da mandare in crisi il Paese modello del welfare nordico
di Andrea Tarquini
STOCCOLMA
La Svezia, paese guida del Nord, modello di welfare, solidarietà, pace
sociale e competitività economica al top si avvia alle politiche del 9
settembre in un clima di tensione sociale, dopo una campagna elettorale
dominata dai temi della sicurezza. Gli SverigeDemokraterna, i sovranisti
antimigranti ed euroscettici locali, hanno il vento in poppa.
Dai
poster ovunque il loro 39enne leader Jimmie Akesson, la sua compagna
Louise Erixon e i loro altri capi ti invitano sorridenti, tutti
rigorosamente giovani e vestiti casual, a sceglierli per cambiare,
fermare la «marea musulmana» e il crimine.
In periferia come nei
quartieri centrali di Stoccolma, ragazze e donne per la prima volta
hanno paura di far jogging da sole nei parchi. I furti in appartamento,
spesso di giorno, da fatto ignoto sono divenuti frequenti. A Malmö,
terza città del paese, ogni notte gang straniere di narcotrafficanti si
danno battaglia con kalashnikov e bombe a mano, troppo pochi e male
armati sono i poliziotti per fermarli. Uno spettro s’aggira per la
Svezia, lo spettro del vento ungherese e della nuova Italia, evoca una
morte annunciata per il "Modell Sverige", il modello svedese.
Li
incontri dappertutto, gli attivisti volontari degli SverigeDemokraterna
(SD) che nei sondaggi oscillano tra il ruolo di terzo e primo partito.
«Abilissimi,
sui social media hanno già vinto, hanno da soli tanta audience quanta
tutti gli altri partiti insieme», spiega il professor Magnus Ranstorp,
alto consigliere della Säpo, la polizia segreta. «Cavalcano ogni paura
della gente, dai migranti agli stupri, dal crimine, ai tagli, alle zone
autoghettizzate». Come fa in Svezia ogni partito in campagna elettorale,
erigono chioschi in piazza e discutono con la gente.
Eccoci a
Odenplan. Karin, volontaria Sd col figlio accanto, narra cosa si sente
dire. «Non tremano solo le donne, anche i ragazzi sono bersagli di bande
di picchiatori. Rubano, spacciano droga, loro sono 160mila e noi
svedesi 10 milioni, ma loro compiono 60 stupri su cento. Non ci sentiamo
più a casa».
I socialdemocratici dell’incolore premier Stefan
Löfvén, da 101 anni primo partito svedese, rischiano grosso. Lo hanno
capito tardi. «La gente teme migranti e crescenti disuguaglianze
sociali, noi abbiamo taciuto», afferma Göran Persson, ex capo di governo
che fu il Tony Blair del Nord. «Dovevamo lavorare meglio su
immigrazione e integrazione», nota la ministra delle Pari opportunità
Lena Hallengren, «gli Sd tra espulsioni e misure contro l’eguaglianza di
genere ci porterebbero indietro di 60 anni. Lottiamo per l’Europa».
Difficile, senza leader carismatici.
«Finché
governo rossoverde e conservatori e moderati che gli danno appoggio
esterno sapranno solo isolare gli Sd, li rafforzeranno. Temo persino
nuove elezioni e governi deboli, ci scopriamo non più diversi dagli
altri europei», nota Ranstorp. E cita dossier della Säpo: «Il rischio
islamista, specie i salafisti, è reale».
Percorrendo Stoccolma in
Tunnelbana da un capo all’altro, ecco nel quartiere borghese di
Liljeholmen, un altro chiosco sovranista. Un anziano militante spiega a
una classe di liceali etnicamente mista: «Tranquilli, non vogliamo
espellere chi di voi non è bianco, solo i nuovi arrivati divenuti
criminali». Atmosfera paradossale: un paese del boom — piú crescita e
meno debiti che in Germania, ricchezza fatta da export di eccellenze —
in preda alla paura. Lo dice il signor Inge, responsabile di quartiere
del partito Sd che tiene il chiosco a Medborgarplatsen, cuore di quella
Sodermalm che è la zona di tendenza della vita giovanile e
dell’industria musicale. Anche qui, nella Stoccolma più alternativa, SD è
presente.
«Troppi giudici liberano subito i migranti arrestati in
flagrante, la polizia è demotivata. Svaligiano case di giorno quando la
gente è al lavoro. Chi va in ferie vicino a campi-raccolta o
quartieri-ghetto è invitato dagli agenti a coprire le targhe, altrimenti
con una ricerca online può venire scoperto l’indirizzo dove andare a
rubare.
Gli immigrati poi costano tanto da mettere in crisi
welfare scuola e sanità». L’ex patria del consenso è spaccata
dall’immigrazione.
Viségrad, Salvini, Marine Le Pen sperano in
"Jimmie" come nuovo forte alleato, L’Europa (per chiunque tifi) attende
il 9 settembre col fiato sospeso, la Svezia felix è ricordo di ieri.