Repubblica 3.9.18
Asilo negato ai migranti "In tre mesi oltre 12mila clandestini in più"
Uno
studio dell’Ispi su dati del Viminale rivela che gli irregolari in
Italia sono in netto aumento a causa della stretta sui permessi
di Alessandra Ziniti
Roma
Tre mesi dopo la stretta di Salvini sull’immigrazione comincia a farsi
sentire e l’effetto pratico rischia di trasformarsi in un micidiale
boomerang. Da giugno ad agosto il Viminale si sta trasformando in una
macchina " sforna clandestini" per usare un lessico familiare al
ministro dell’Interno. I numeri, elaborati dall’Ispi ( Istituto per gli
studi di politica internazionale) su dati del Viminale, rivelano che la
politica di Salvini ha già prodotto 12.450 nuovi irregolari: inevitabile
quando all’aumento dei dinieghi di protezione non corrisponde un
analogo aumento dei rimpatri effettivi, solo 1.350, il cui trend si
conferma in calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Di più:
a ingrossare le fila dei nuovi irregolari sta per arrivare un
consistente numero di persone a cui non verrà rinnovata la protezione
umanitaria secondo le nuove indicazione fornite da una circolare del
ministro dell’Interno.
Salvini si era subito lamentato perché i
primi numeri non avevano assecondato i suoi desiderata, ma a luglio le
commissioni che esaminano le richieste di asilo dei migranti sono state
più solerti e la percentuale dei permessi per protezione umanitaria è
scesa dal 28 al 22 per cento. Se, incrociando questi tre elementi
(rimpatri effettivi, dinieghi di protezione e revoca di protezione
umanitaria), il trend dovesse essere confermato, la stima dell’Ispi è
che in due anni il numero dei migranti irregolari passerebbe dai 490
mila del 2017 a 550 mila nel 2019.
Dunque, a bocce ferme su nuovi
patti per i rimpatri (per i quali al momento non si intravede nulla
oltre le dichiarazioni di intenti), la stretta anti- immigrati di
Salvini avrebbe come effetto paradossale di creare 60 mila nuovi
irregolari in due anni, per intenderci migranti che ( non essendo
fisicamente riportati indietro e non avendo alcun diritto a forme di
accoglienza) andrebbero ad aggiungersi a quanti sono costretti a vivere
ai margini delle città, in condizioni sociosanitarie non dignitose e
che, come confermano gli ultimi dati disponibili, finiscono con il
commettere reati 20 volte di più dei migranti regolari. Insomma, tutto
quello che spaventa quel pezzo d’Italia ( ben il 73% secondo l’istituto
Cattaneo) che ha una percezione distorta del fenomeno immigrazione,
ritenendo che nel nostro paese ve ne siano quattro volte di più.
«
Quello che si prospetta è un effetto del tutto controproducente
rispetto all’obiettivo del " via tutti gli irregolari dall’Italia" —
spiega Matteo Villa, ricercatore dell’Ispi — È un effetto anche
abbastanza ovvio se si iniziano a restringere le protezioni prima di
riuscire ad aumentare in maniera molto significativa i rimpatri. E si
tratta di una sottostima perché stiamo considerando solo i richiedenti
asilo (quindi quasi tutti quelli che arrivano via mare), mentre tra i
rimpatriati una discreta percentuale è rappresentata da chi entra
irregolarmente in Italia in altro modo o supera la durata di soggiorno
autorizzata ».
La medaglia che Salvini porta orgoglioso al petto, e
cioé la riduzione degli sbarchi dell’80 per cento rispetto allo scorso
anno ( trend che il contatore del Viminale aveva già fatto segnare
durante gli ultimi mesi del governo Gentiloni), non sembra destinata ad
incidere più di tanto sull’aumento dei migranti irregolari perché le
commissioni che esaminano le richieste di asilo (nonostante i rinforzi
mandati da Salvini) saranno sommerse dall’arretrato ancora per un bel
po’.
Spiega Matteo Villa: « L’obiezione è scontata: con la
riduzione dei flussi dal mare i richiedenti asilo saranno sempre di meno
e quindi anche il numero dei nuovi irregolari comincerà a scendere. Ma
la realtà è molto diversa perché il sistema d’asilo ha una certa inerzia
rispetto al numero degli arrivi. Una persona attende in media quasi 3
mesi prima di presentare richiesta d’asilo e poi aspetta circa 18 mesi
per ricevere il primo esito al quale potrebbe appellarsi».
Anche
qui qualche dato aiuta a capire: a fine luglio c’erano ancora 130 mila
migranti in attesa di risposta alla loro richiesta di asilo. Al momento
le commissioni stanno riducendo l’arretrato di 3.500 domande al mese,
dunque tra quelle nuove e l’arretrato ci vorrebbero ancora tre anni per
smaltirle tutte.
« Insomma — conclude Villa — per Salvini questo è
un problema che non si risolverà velocemente e la macchina " produci-
irregolari" potrebbe continuare a sfornarne almeno tremila al mese per
un periodo di tempo molto lungo».