lunedì 3 settembre 2018

Repubblica 3.9.18
Il personaggio
A Rocca di Papa
Storia di Ivano che ha detto " una cosa di sinistra"
Il suo intervento in tv contro ‘i fascisti’ in difesa dei migranti è diventato popolare
di Federica Angeli


ROMA «Da una settimana sono più gettonato di Obama, per una emerita sciocchezza che ho buttato lì. Sa cosa significa questo? Che c’è davvero bisogno di qualcuno che dica qualcosa di sinistra».
Ivano Ciccarelli, 58 anni, l’uomo dei Castelli romani diventato celebre per la sua frase fuori dal centro "il Mondo Migliore" di Rocca di Papa all’arrivo dei migranti della Diciotti ospitati lì dalla Chiesa – «oltre ad aver passato quello che hanno passato, arrivano qui e devono subirsi anche questa rottura di coglioni dei fascisti» – da una settimana è diventato la star di tv e web. Suo malgrado, e solo per aver detto qualcosa contro i militanti di Casa Pound che davanti alla struttura di via dei Laghi manifestavano contro l’arrivo dei 100 eritrei.
«C’è un problema a sinistra, mi sembra evidente», sorride Ivano che, durante l’intervista con Repubblica risponde di continuo a messaggi e a telefonate di cronisti che lo invitano nelle loro trasmissioni, «e per fortuna che non sono sui social, ho sempre rifiutato l’idea di entrare in quel mondo. Sono antico e ne resterò fuori». Nel 1999, vittima di un licenziamento ex articolo 18, la sua storia finì sulla prima pagina del quotidiano giapponese più noto, «mi mandarono l’articolo ma, per fortuna, non mi cercò l’intera popolazione del Giappone», ironizza.
Su Facebook e Twitter lo osannano: icona di un vuoto comunicativo e sostanziale, dal Pd a Leu, molte donne, tra il serio e il faceto, lo invitano a nozze; gli uomini a diventare leader di un "vero" movimento di sinistra. «Se basta così poco – ragiona Ivano, figlio di genitori braccianti e attualmente disoccupato – per avere notorietà e consenso, allora bisogna capire. Io ci rido, mi diverte questa situazione. Ma siccome sono un uomo che non si accontenta della superficie, ma che ama capire il senso profondo delle cose, dico come la penso. Se quella notte, ad accogliere i migranti, fosse venuto anche il segretario Martina, lì, zitto, con un cartello con scritto "welcome", senza fare il comizio, non è che lo cacciavamo. Invece non solo lui, nessun leader s’è visto. Queste sono le occasioni perse della sinistra. C’erano tante persone, eravamo più noi che quei venti fascisti. Eppure, quando a un certo punto cercavamo un leader dietro cui andare, non c’era. Così sono diventato io».
Un passato in Lotta Continua e poi in Autonomia Operaia, con una formazione ai microfoni di radio Onda Rossa, Ivano ha cominciato a partecipare ad assemblee con i compagni, «quelli veri» da quando, a 14 anni, si è seduto sui banchi del primo anno di istituto (d’arte) finendo anni dopo su quelli del consiglio comunale di Marino come consigliere per Rifondazione Comunista. «Mi hanno messo in mano una canna e Lotta continua e da lì non ho più smesso di credere in quegli ideali». Ideali che rincorre di cui oggi non sente neanche il più vago odore.
«La cosa straordinaria di quegli anni era che discutevamo ore nelle assemblee e quando si usciva da lì si faceva esattamente quello che era stato deciso. Si rispettavano le idee votate a maggioranza e basta. Eravamo incazzati e ogni giorno, davvero ogni santo giorno, facevamo una manifestazione: o contro i fasci, o per le autogestioni, o contro il nucleare. Riempivano le piazze e sapevamo chi era il nostro leader di riferimento. Lo trovavamo accanto a noi». Le persone comuni di sinistra ci sono, spiega, è che non sanno a chi affidarsi.
«Basterebbe così poco...».