Repubblica 29.9.18
A rischio il congedo per i papà "Ma così l’Italia torna indietro"
I 4 giorni di assenza retribuita non figurano nel Milleproroghe. E la misura (sperimentale) scade alla fine dell’anno
di Maria Novella De Luca
Roma
Il rischio è che adesso scompaia tutto. Anche quei (pochissimi) giorni,
all’inizio soltanto due, poi finalmente quattro, dedicati ai neo- papà e
al loro diritto-dovere di condividere con mogli e compagne la gioia e i
mille impegni che accompagnano la nascita di un figlio. Alla fine
dell’anno infatti scadrà la legge Fornero, che nel 2012 istituì — con
una vera rivoluzione culturale per il nostro Paese — i " congedi di
paternità obbligatori". Ossia due giorni pienamente retribuiti di cui i
neo- papà potevano usufruire entro i primi 5 mesi di vita dei bambini.
Due giorni, allora assai criticati perché troppo pochi, in assoluto
ritardo rispetto al resto d’Europa, ma che avevano rotto il fronte del
nulla sui congedi obbligatori per nuovi padri. Una legge sperimentale
però e non strutturale, comunque rifinanziata nel 2015 dal governo di
centrosinistra, che per il 2018 ha portato a 4 i giorni di congedo.
Ma
il governo gialloverde della " bigenitorialità perfetta", del decreto
Pillon che vorrebbe ridurre il presunto " strapotere" delle madri nelle
separazioni e nei divorzi, della maggioranza che auspica culle piene e
sostegno alla famiglia naturale, non ha per adesso annunciato il
rifinanziamento della legge Fornero. Anzi, ha respinto la richiesta del
Pd di approvare i congedi dei papà nel decreto Milleproroghe. Bocciando
poi in aula la proposta di Maria Elena Boschi che chiedeva, almeno, « di
rimediare inserendo la legge nel primo provvedimento utile». Ad esempio
la prossima legge di bilancio. Ma anche questo ordine del giorno, ha
spiegato Boschi, «è stato respinto dalla maggioranza » . Quindi per
adesso non c’è alcun impegno formale. Il governo si impegnerà a trovare i
circa 40 milioni che servono per finanziare la condivisione dei padri
nella nascita di un figlio?
I dati Inps dimostrano che, seppure
partito in sordina, l’utilizzo della "paternità" obbligatoria è andato
via via crescendo, infatti nel 2017 sono stati oltre 100mila i padri che
sono rimasti felicemente accanto ai loro neonati. A fronte invece di un
numero irrisorio ( 863) di neogenitori maschi che hanno chiesto i
congedi facoltativi.
Ma il timore che la legge sulla paternità
venga cancellata è così forte che in questi giorni è partita una
petizione al governo, firmata da docenti ed esperti che si occupano di
politiche per la famiglia, e già sottoscritta da migliaia di persone.
Non soltanto perché vengano confermati i quattro giorni attuali di
congedo, ma affinché diventino dieci e la legge da sperimentale si
trasformi in strutturale.
Tra i promotori della petizione ci sono
Alessandro Rosina, uno dei maggiori esperti italiani di demografia,
Titti Di Salvo, presidente di Led (Libertà e diritti), Riccarda Zezza,
manager e ideatrice di Maam-Maternity as a master. Perché contro la
crescita zero e il calo drammatico delle nascite, scrivono gli autori
della petizione, «servono investimenti pubblici a lungo termine, serve
l’effetto moltiplicatore dell’aumento delle donne nel mercato del lavoro
» . E poi, « incentivare la condivisione delle responsabilità familiari
tra madri e padri».
Del resto la famosa, anche se lenta,
"rivoluzione dei padri" è ormairealtà, soprattutto tra le coppie più
giovani, basti pensare che oggi la percentuale dei maschi che assistono
al parto arriva all’85%, quasi la totalità. Anche se poi sono ancora
pochissimi quelli che si sostituiscono alle madri nei congedi parentali
facoltativi. Per due motivi: la differenza dei salari, per cui se viene a
mancare lo stipendio femminile l’incidenza è minore. Ma anche la
difficoltà culturale del mondo maschile ad allontanarsi seppure per
qualche mese dal proprio ambito lavorativo.
Spiega Francesca
Puglisi, responsabile pd per le politiche sull’infanzia e
sull’adolescenza: «Il congedo di 4 giorni per i neo-padri costa circa 40
milioni. Sarà disposto questo governo a trovare le risorse nella
finanziaria? Il mancato inserimento della legge sulla paternità nel
Milleproroghe è un segnale negativo, conferma la visione quantomeno
contorta di genitorialità che hanno Lega e Cinque Stelle. Le donne a
casa con i figli. Gli uomini a lavorare. Ma se si separano, allora, con
il decreto legge Pillon sull’affido condiviso, riscoprono invece il
valore della " paternità". E come Re Salomone dividono i bambini in due,
pur di cancellare l’assegno di mantenimento e l’assegnazione della casa
familiare».