sabato 29 settembre 2018

Il Fatto 29.9.18
Sulla salute siamo al solito Def: manca un miliardo
Conti - Il finanziamento al Servizio sanitario è scarso, il riordino in corso non basta. Il ministero: “Spingeremo in Parlamento”
di Virginia Della Sala


Diventerà anche la “manovra del popolo”, ma ora che è stata approvata la nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza bisogna iniziare a contare. E i conti della sanità, tolti i non previsti successi futuri del ministro Giulia Grillo, rischiano di non tornare.
A far scattare l’allarme, prima ancora che si raggiungesse l’accordo sul Def, era stato una question time di giovedì del ministro della Sanità al Senato. Rispondendo all’interrogazione di Vasco Errani (Misto -Leu), Grillo aveva parlato dei finanziamenti al servizio sanitario nazionale per il 2019 e aveva spiegato che era previsto un incremento di un miliardo rispetto al 2018. L’incremento, però, non è una novità: il finanziamento resta infatti quello previsto dalla precedente legge di Bilancio, del governo Gentiloni, e vale 114,4 miliardi di euro (115 miliardi a cui vanno sottratti 600 milioni per le Regioni speciali). Un po’ pochi, se si considerano le necessità urgenti del sistema sanitario nazionale e i tagli dell’ultimo decennio.
Mancano ad esempio i soldi per coprire il rinnovo dei contratti del personale del servizio sanitario nazionale, bloccato da nove anni. “La legge di Stabilità per il 2017 aveva previsto, nell’ambito del Fondo sanitario nazionale (Fsn) il vincolo delle risorse necessarie – ha detto la Grillo – senza tuttavia prevedere a tale scopo un incremento dello stesso Fondo”. Si tratta di centinaia di milioni di euro, circa 600-700 per la precisione, che ad oggi non sono conteggiati. “Il ministro si è impegnata a reperire questi fondi nella prossima manovra – spiega Stefano Cecconi, Responsabile Sanità della Cgil – Ma al momento i fondi per la sanità restano al palo”.
Altro punto critico è la pesante riduzione dell’incidenza della spesa sanitaria sul Pil: nell’ultimo Def del governo Gentiloni si passa dal 6,7% di quest’anno al 6,3% del 2019. “Di fatto – spiega Cecconi – si segue la china calante di questi anni. Rappresenta tecnicamente un definanziamento, soprattutto se si tiene conto solo della crescita nominale del Pil”. Ci sarebbe poi da coprire l’abolizione del superticket promessa dalla stessa Grillo, che vale tra i 350 e i 500 milioni di euro. Insomma, servirebbe almeno un altro miliardo. I conti veri, comunque, si faranno nella Legge di Bilancio alla quale, però, le categorie guardano con preoccupazione.
Tra il 2010 e il 2014, secondo i dati della Corte dei Conti, sono stati tolti al servizio sanitario nazionale 14,5 miliardi e altri 10,5 miliardi nel triennio 2015-2018 per finanziare le diverse misure di politica economica, dagli 80 euro in busta paga agli sgravi alle assunzioni del Jobs act (-11,17 miliardi alla sanità nel 2015-2019). Ogni anno si è fatto crescere di poco il finanziamento nelle previsioni e si è tagliato al momento della manovra. E senza tenere conto del fatto che anche solo per adeguarsi a prezzi e tecnologie, il fondo dovrebbe crescere del 2 per cento l’anno, cosa che non accade da molti anni.
Nel 2018, per esempio, l’intesa con le Regioni prevedeva che il Fondo di finanziamento del Ssn sarebbe stato di 115 miliardi. Poi la manovra lo ridusse a 114 miliardi: sono stati tolti per decreto 604 milioni di tagli che le Regioni speciali non si sono volute accollare e che per legge, senza intesa, si scaricano su quelle a statuto ordinario; e poi c’è stato un taglio alle Regioni di altri 2,7 miliardi, di cui 300 milioni alla sanità come “contributo alla finanza pubblica”.
Al momento, l’obiettivo della Grillo è fare in modo che in manovra ci si assicuri quel miliardo per poi recuperare quanto più possibile anche considerando l’accordo raggiunto sul deficit al 2,4 per cento per il 2019, non ancora certezza durante il question time (quando l’orizzonte contemplato andava dal minimo di 1,6 a un massimo di 1,9 per cento). Resta l’idea di puntare prima di tutto sulla razionalizzazione e la riorganizzazione: dal tavolo sulla governance ai beni e i servizi, che dovrebbero coprire il taglio del superticket. Tutto il resto si vedrà. Difficilmente però dai riconteggi riusciranno a venir fuori i soldi per i medici.