Repubblica 28.9.18
La vendita del settimanale
Belpietro rilancia la stampa sovranista "Compro Panorama"
di Concetto Vecchio
ROMA
Dopo 56 anni la Mondadori è a un passo dal vendere il settimanale
Panorama a Maurizio Belpietro, il direttore del quotidiano La Verità,
che ora punta, come ha scritto ieri, «a raddoppiare le voci fuori dal
coro». Il polo della stampa sovranista quindi si rafforza. Ieri era
circolato il rumor che andrà a dirigerlo Gian Marco Chiocci, 54 anni,
che si è appena dimesso dalla direzione del Tempo, il quotidiano romano
edito dagli Angelucci, che ha diretto dal settembre 2013. Ma Chiocci,
sentito da Repubblica, smentisce: «Ho altre due proposte, che non sono
né di
Panorama né de La Verità ». «Se la Mondadori accetterà la
nostra offerta, verrà rotta ulteriormente la cappa di conformismo che ci
circonda», si dice convinto Belpietro, che probabilmente dirigerà anche
il settimanale. Panorama, che ha 24 giornalisti, sconta la grave crisi
dei newsmagazine e in edicola le vendite sono ormai lontane anni luce da
quelle dei tempi d’oro: la disaffezione dei lettori ha quindi indotto
la famiglia Berlusconi a disfarsene.
Panorama è un pezzo di storia
del giornalismo italiano, specchio delle trasformazioni potenti
avvenute nella società negli anni Settanta e Ottanta.
Una volta il
sociologo Giampaolo Fabris raccontò di avere comprato l’intera
collezione dei primi decenni, perché rappresentava un’enciclopedia
dell’evoluzione del costume. «I fatti separati dalle opinioni», fu il
mantra di Lamberto Sechi, quando assunse la direzione nel 1965.
Sechi,
un direttore geniale che si era fatto le ossa nei settimanali
femminili, aveva come modello il giornalismo di qualità americano, da
Time a Newsweek.
La sua ricetta: pezzi limpidi, incipit secchi,
attenzione maniacale al dettaglio, frasi corte. Fu la rottura di un
metodo, paludato, e retorico, che aveva imperato sin dal dopoguerra
nella nostra stampa e che segnò la fine dell’articolessa piena di
svolazzi; fu imitato in ciò dall’Espresso, con cui duellava in edicola.
Furono soprattutto i giovani usciti dalla contestazione del ‘68 a farne
una bandiera laica, e molti di quei ragazzi trovarono posto in
redazione, allergici alle verità ufficiali del potere, in un’Italia
infestata da scandali, stragi e terrorismo. Sechi è stato anche
l’inventore di un genere giornalistico che in seguito ebbe lunga
fortuna, il retroscena, che fu affidato alla penna di Guido Quaranta.
Era un modello che incarnava la modernità impetuosa di quel tempo così
contraddittorio, ma mantenendo sempre uno sguardo fattuale. Infatti
l’altro mantra di Sechi era «i giornalisti possono avere amici, Panorama
non ne ha». Carlo Rognoni e Claudio Rinaldi proseguirono la lezione.
Era un giornale gonfio di pagine, pubblicità e scoop.
Con
Berlusconi al potere nel ‘94 cambia la linea editoriale, e avviene un
riposizionamento politico. Ora inizia la terza vita, a riprova che
l’egemonia culturale del sovranismo è sempre più marcata.
Direttore
Maurizio Belpietro, direttore de La Verità, vuole comprare il settimanale Panorama