venerdì 21 settembre 2018

Repubblica 21.9.18
Ma i politici evitino processi sommari
di Marco Patarnello

Caro direttore, faccio il magistrato penale da quasi trent’anni, ho visto da vicino tante terribili vicende umane e da due anni sono il magistrato di sorveglianza per Rebibbia Femminile, sebbene solo per le detenute definitive.
Osservo i numerosi interventi mediatici di queste ore successive alla tragedia accaduta lunedì, che ha visto due bimbi uccisi in carcere dalla loro mamma e sento il bisogno di dire alcune cose.
Davanti a tragedie così, che ci costringono a guardare il buio senza fine che può esserci nell’animo umano penso che la reazione più giusta e matura dovrebbe essere il silenzio o per lo meno una rigorosa misura: pensare di avere la chiave per comprendere a caldo eventi come questi, le loro cause, le loro ragioni o addirittura la convinzione del senno di poi di poterli prevenire, individuando le responsabilità che li hanno prodotti, più che velleitario credo che sia superficiale e alluda al bisogno di cercare un responsabile per consentire a ciascuno di noi di scrollarsi di dosso quella parte di responsabilità collettive che ci appartengono, per le inadeguatezze e la fallibilità delle nostre pur sofisticate dinamiche sociali, civili, giuridiche.
Soprattutto da parte di chi ha alte responsabilità istituzionali, cercare o addirittura additare in chi ha operato ogni giorno da decenni a questa parte in prima linea nel luogo della sofferenza e della esecuzione della pena — cui nessuno rivolge uno sguardo se non per puntare il dito, dove tutte le contraddizioni di un ordinamento ricco di aspirazioni ideali e privo di ogni risorsa vengono a collidere sui corpi e nelle menti di persone in carne ed ossa, conservando la massima attenzione ai diritti dei detenuti, con enorme sacrificio personale — mi sembra un modo piccolo, ma antico, di guardare e affrontare i problemi. Raramente nel corso della mia vita professionale ho trovato professionisti più attenti e sensibili di quelli che finora hanno retto, a diverso titolo, la direzione di quel carcere. E so di non essere l’unico.
Marco Patarnello è magistrato di sorveglianza per il carcere femminile di Rebibbia.
È stato vicesegretario del Csm