Corriere 21.9.18
Abusi sessuali, sei anni al sacerdote La famiglia della vittima contro la Curia
Milano, nel 2011 la tentata violenza su un 15enne. La replica: vicini a chi ha sofferto
di Luigi Ferrarella
Il
Tribunale di Milano ha condannato a 6 anni e 4 mesi don Mauro Galli per
violenza sessuale (consistente nell’aver dormito una notte di dicembre
2011 nello stesso letto a due piazze con un allora 15enne e nell’aver
tentato un approccio sessuale) quand’era prete nella parrocchia di
Rozzano (Milano), e il giovane — emotivamente fragile poi tra evocate
possessioni diaboliche, tentativi di suicidio e due anni di scuola persi
— si era fermato a dormire a casa sua con il consenso dei genitori
(pure molto religiosi) in vista di una giornata di preghiera.
Da
subito il 15enne espresse il proprio profondo malessere a suo avviso
innescato dall’aver dovuto dormire nello stesso letto, essersi svegliato
urlando e essersi ritrovato abbracciato dal sacerdote (che poi,
ammettendo il grave errore educativo del letto comune, sosterrà di
avergli solo afferrato un braccio per impedirgli di cadere in bilico dal
letto): e lo disse sia a scuola sia a un sacerdote (don Alberto
Rivolta) amico della famiglia, sia al parroco di Rozzano (don Carlo
Mantegazza), al quale i genitori chiesero che don Galli venisse
allontanato. In quel momento, però, e ancora per anni fino al 2014, come
confermato dalla neuropsichiatra infantile Benedetta Olivari che lo
aveva in cura, il ragazzo non parlò mai anche di abusi sessuali. È sulla
base di questo patrimonio informativo che il primo marzo 2012 l’allora
vicario generale della diocesi di Milano, monsignor Carlo Redaelli,
sposta don Galli da Rozzano a Legnano, territorio nel quale monsignor
Mario Delpini (che 4 mesi dopo diventerà vicario generale) lo pone sotto
la vigilanza e l’assistenza psicologica di due preti. Resta comunque a
operare nella pastorale giovanile, a contatto con altri ragazzi, ed è
ciò di cui ancora oggi si dolgono i genitori, che nel settembre 2012
registrano di nascosto un incontro con Delpini che spiega loro: «Il
tentativo che è stato fatto è stato quello di metterlo nelle condizioni
di essere vigilato e seguito (…) Il mio dovere non è soltanto
accontentare voi, ma è di garantirmi... che non fosse nelle condizioni
di replicare una leggerezza, un abuso, o una forma di comportamento
certamente da condannare (…) Possiamo anche dire che ci sono delle cose
da rettificare (…) I dati sono un po’ diversi da quelli che avevo quando
ho deciso lo spostamento… adesso dobbiamo riprendere la questione e
avere altre garanzie». Infatti i potenziali contatti con altri minorenni
finiscono comunque quando il 31 ottobre 2012 don Mauro viene mandato
tra i cappellani dell’ospedale Niguarda e il 10 luglio 2013 in un
istituto religioso di soli adulti a Roma.
È solo nell’estate 2014
che il ragazzo, ieri 22enne in lacrime in aula, aggiunge al proprio
racconto allo psichiatra anche il ricordo che don Galli in quel letto a
due piazze avrebbe tentato di abusare di lui. La rappresentazione — per
la prima volta — di un tentato atto sessuale innesca sia la denuncia
penale dei genitori (da cui la condanna decisa ieri dalla V sezione
presieduta da Ambrogio Moccia dopo che il pm Lucia Minutella aveva
chiesto 10 anni e 8 mesi), sia il processo ecclesiastico con sospensione
dal sacerdozio il 18 maggio 2015. Sempre troppo tardi ad avviso dei
genitori, che ancora ieri, dopo la sentenza a loro formalmente estranea
(avendo ritirato la costituzione di parte civile contro il prete dal
quale hanno accettato un risarcimento di 100.000 euro), ai microfoni di
tg e trasmissioni tv hanno lamentato di essersi sentiti trascurati dalla
Chiesa ambrosiana, tacciata di aver «a lungo sottovalutato il caso».
Tanto che sventolano la lettera scritta loro nell’aprile 2015
dall’allora cardinale di Milano, Angelo Scola, che rinnovava «le mie
scuse e quelle dei miei collaboratori per alcune scelte maldestre», e
notava che dalla diocesi «non è stato valutato con adeguato rigore il
fatto, già di per sé assai grave, che don Mauro avesse passato la notte
con un minore, condividendo lo stesso letto». Ieri l’Arcidiocesi di
Milano, retta da Delpini successore di Scola, in un comunicato «prende
atto» della sentenza, esprime vicinanza al ragazzo, alla sua famiglia e a
tutti coloro che hanno ingiustamente sofferto», e «attende l’esito del
processo canonico».