domenica 16 settembre 2018

Repubblica 16.9.18
Prato
Le mamme cinesi " I nostri figli a scuola parlino solo italiano"
di Valeria Strambi


FIRENZE Inostri bambini devono parlare italiano». In classe, nei corridoi e anche a mensa sarà questa l’unica lingua ammessa. Ad avanzare la curiosa richiesta le famiglie cinesi di Prato, in Toscana, che hanno proposto un cambio di marcia alla preside del Conservatorio San Niccolò, storica scuola cattolica aperta nel 1785 da un gruppo di monache che accettarono il regime di semi clausura per insegnare l’educazione alle fanciulle.
La dirigente scolastica, Mariella Carlotti, come raccontato dal Tirreno, ha subito raccolto la sfida inserendo una modifica nel regolamento d’istituto. Dei 490 alunni che frequentano la scuola (una delle più prestigiose della città, la cui retta va dai 2.200 euro all’anno per le materne ai 3.800 per le superiori), molti sono di origine straniera, anche se ormai di seconda o terza generazione. La tentazione, quindi, è spesso quella di scambiare un ni hao invece che un "ciao" con il compagno di banco, o di isolarsi durante l’intervallo.
«È una scelta fatta per favorire l’integrazione — tiene a precisare la preside — Una regola che punta ad abbattere le barriere, non ad innalzarle. La lingua è lo strumento fondamentale per innescare il confronto, l’amicizia e la condivisione delle esperienze». Lingua che, stando a quanto sostenuto dalle famiglie, non può limitarsi a essere insegnata durante le lezioni: «È come se mandassi mio figlio a studiare l’inglese nel più rinomato college di Londra ma poi lui, fuori dall’aula, si mettesse a frequentare solo ragazzi italiani. Sarebbe uno sforzo inutile — spiega Carlotti — La richiesta avanzata dai papà e dalle mamme di questi studenti, che di mestiere fanno per lo più gli imprenditori, i commercianti, i ristoratori o gli avvocati, è quella di fare in modo che i loro figli parlino cinese il meno possibile».
Un invito che la preside ha raccolto e che metterà in pratica già a partire da domani, con il suono della prima campanella. E a chi dovesse sfuggire uno Xie xie al posto di un "grazie", che cosa accadrà? «Lascio la decisione al buon senso degli insegnanti — afferma la preside — Nessuno vuole introdurre misure punitive.
Gli studenti che ancora non conoscono bene l’italiano e sono più indietro potranno adeguarsi piano piano. Per tutti gli altri ci sarà prima un richiamo verbale e, solo se insisteranno, si passerà a un rapporto sul registro e a informare i genitori».