Repubblica 15.9.18
Nicole Kidman "Nei ruoli da madre trovo verità e coraggio"
Al
festival di Toronto l’attrice ha presentato due film in cui interpreta
donne complicate. E per il personaggio da dura in "Destroyer" è in odore
di Oscar
Intervista di Filippo Brunamonti
TORONTO
La semplicità la trova «nei 45 ettari di proprietà nel Nuovo Galles del
Sud, tra i miei amici contadini». E l’amore passa «per sei esemplari di
alpaca, una mandria di mucche nere e le galline che ho in casa»,
insieme al suo animale totem, l’insospettabile "lontra marina". E una
foto del gatto d’infanzia, Gregory. Nicole Kidman, giacca nera
attillata, la treccia bionda col riflesso del fuoco (è rossa naturale),
passerà un altro anno senza spifferi: «Di certo non mi annoio» sorride.
«Faccio la parte della mamma in tre film in uscita. Sono donne calorose,
adorabili. Ho interpretato diverse madri in passato ma queste sono per
me una fonte di sorprese inesauribili». È la regina Atlanna, madre del
"Protettore degli oceani" nel film-fumetto Aquaman, la moglie di un
pastore battista (Russell Crowe) che spedisce il figlio gay in terapia
di conversione ( Boy erased) ma torna a salvarlo, e ha appena girato a
Monterey County i nuovi episodi di Big little lies, accanto a Meryl
Streep. Nella prima stagione della serie HBO, il suo personaggio,
Celeste, diceva: «Mi vergogno. Essere una madre non basta. Non basta
proprio». In lei — due figli con Tom Cruise, due con Keith Urban, il suo
attuale marito — convivono tante mamme del cinema, confessa: «È come
se, all’improvviso, avessero tutte voglia di alzarsi in piedi e
presentarsi al grande pubblico». 51 anni, Kidman è "la donna dei
ritorni", l’attrice con il più alto quoziente intellettivo di Hollywood
(fascia 130-139).
Cannes le ha dedicato un doppio hashtag —
#Nicolefest e #Nicolepalooza — con quattro film sulla Croisette; le sue
terre sono Honolulu e Australia, «mio padre era un biochimico, da mia
madre ho preso il pugno chiuso e il no contro la violenza sulle donne;
oggi sono ambasciatrice di buona volontà per le Nazioni Unite». L’Oscar
lo ha vinto sotto il segno di Virginia Woolf ( The hours). Dal festival
di Telluride, Colorado, a quello di Toronto: il toto-Academy punta su un
titolo in particolare, Destroyer.
«Faccio la parte di Erin Bell, una donna con la testa a metà tra detective e cowboy» racconta.
«Si risveglia in auto, a Los Angeles, va sulla scena di un crimine e scopre che un vecchio avversario è tornato in azione.
Erin
è una donna tormentata, tosta, imperfetta. Se mi sono posta il problema
di girare con un make-up che mi avrebbe imbruttito il viso? Da quando
ho cominciato a recitare ho un motto: lasciati andare. In effetti, non
so mai cosa aspettarmi da me stessa, come artista. Posso avere un piano
di riserva, un’idea in testa, alla fine è sempre meglio abbandonarsi.
Questo
vale anche nella vita. È una lezione che ho imparato nel corso della
mia carriera. E quando sul set trovi una regista come Karyn Kusama senti
che il cinema a un tratto diventa casa.
Sei protetta». Di
protezione ha avuto bisogno quando per un bel pezzo, dopo i successi di
Giorni di tuono, Da morire e Eyes wide shut, il purgatorio di Hollywood
le ha fatto scontare una battuta d’arresto. Un thriller con Nicolas Cage
( Trespass) uscito direttamente in home video in Italia, la commedia
con Adam Sandler ( Mia moglie per finta) e le accuse di Alberto II di
Monaco e le sue sorelle, che hanno definito "inutilmente glamour" la sua
Grace Kelly, obbligando Harvey Weinstein, distributore americano, a
minacciare il ritiro della versione europea di Grace of Monaco. Poi il
riscatto: altra nomination all’Oscar ( Lion), i film diretti da Yorgos
Lanthimos e Sofia Coppola, un blockbuster DC Comics ( Aquaman) in sala a
dicembre, due film a Toronto ( Boy erased e Destroyer) per i quali si è
spesa, tra promozione e red carpet, come nessun’altra diva nei circuiti
da festival. I figli, prosegue l’attrice, sono ciò che più le sta a
cuore: «In Lion il protagonista ha due madri, una adottiva e una
biologica. Due, non una. Una lo ha messo al mondo, l’altra lo ha
allevato. È la mia visione della maternità. Ci trovo verità e coraggio».
Un velo di mistero circonda Kidman sul suo rapporto con i figli
adottivi da quando il matrimonio con Cruise è finito e hanno scelto di
crescere col padre nella chiesa di Scientology. «Io e mio marito abbiamo
due figlie che chiedono attenzione. Sono Faith Margaret, 7, e Sunday
Rose, 10 anni. Dicono che siamo sempre impegnati, soprattutto io. Mi
chiamano "mamma pazza". Ma credo che in fondo a loro piaccia vedere le
mie trasformazioni, i personaggi, le storie. In casa usiamo tanta
immaginazione e guardiamo parecchia tv. Anzi, mi sento quasi una drogata
di serie televisive. Se comincio, non riesco più a mettere via il
computer. Pazienza: vorrà dire che il prossimo anno resto chiusa in
casa». Con le bambine e la fattoria-Kidman, nel cuore dell’Australia. A
meno che l’Academy non chiami.