La Stampa 15.9.18
La Chiesa ortodossa verso lo scisma sull’Ucraina
di Giuseppe Agliastro
Uno
scisma rischia di spezzare in due la comunità ortodossa mondiale e
dividere i suoi 300 milioni di fedeli. L’aspro duello politico-religioso
sull’Ucraina potrebbe provocare una frattura insanabile tra il
patriarcato di Mosca e quello ecumenico di Costantinopoli. Uno storico
passo verso il divorzio lo ha compiuto ieri la Chiesa russa che, di
fronte alla minaccia di una Chiesa ucraina indipendente e non più a lei
sottoposta, ha deciso di «sospendere temporaneamente ogni contatto» con
Costantinopoli, che invece caldeggia l’autonomia. Si tratta di un
segnale molto forte.
«Equivale alla rottura dei rapporti
diplomatici», ha spiegato il metropolita Ilarion, «ministro degli
Esteri» della Chiesa russa. Tanto per cominciare, d’ora in poi il
Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo, non sarà più nominato nelle
preghiere in Russia e la Chiesa di Mosca non parteciperà più a concili e
incontri presieduti da pastori «rivali». Dietro lo scontro
ecclesiastico si cela la politica internazionale. Russia e Ucraina sono
ai ferri corti per l’annessione della Crimea e il conflitto nel Donbass.
Per questo, il governo di Kiev preme da tempo per il riconoscimento di
una Chiesa ucraina autonoma da quella di Mosca, che è invece legata a
doppio filo al Cremlino e il cui patriarca, Kirill, è un fedelissimo di
Putin. In Ucraina ci sono ben tre Chiese ortodosse: una sottoposta a
Mosca, un’altra con a capo il patriarca Filarete, che contesta Mosca e
si dichiara autonoma, e una terza, la piccola Chiesa autocefala ucraina,
su posizioni proprie. Le distinzioni si riflettono in ambito politico.
La chiesa subordinata a Mosca auspica forti legami con la Russia. Le
altre due guardano invece verso Occidente, ma non sono riconosciute
dalla comunità ortodossa internazionale.
La resa alle pressioni di Kiev
Alla
fine, il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo ha ceduto alle
pressioni di Kiev e, in qualità di primus inter pares tra i capi della
Chiese ortodosse di tutto il mondo, ha avviato l’iter per concedere
all’Ucraina il «tomos», cioè la tanto agognata autonomia. Lui sostiene
che l’unione che nel 1686 assegnò quelle terre all’autorità
ecclesiastica di Mosca avesse un carattere «provvisorio». La Chiesa
russa però non ne vuole sapere ed è andata su tutte le furie dopo
l’invio a Kiev di due vescovi di Costantinopoli per «preparare
l’autocefalia». «Si tratta di un’invasione brutale del nostro territorio
canonico», ha tuonato il portavoce Vladimir Legoyda. Ilarion ha invece
lanciato un vero ultimatum: o Bartolomeo torna sui suoi passi o la
scissione sarà inevitabile e addio status di primo tra i pari.