Repubblica 15.9.18
La svolta
Disgelo tra Cina e Vaticano attesa entro fine mese la firma di un’intesa storica
Il regime di Pechino dovrebbe riconoscere Papa Francesco come capo legittimo della Chiesa cattolica locale
di Paolo Rodari
Città
del Vaticano Il Vaticano e la Cina sono pronti a firmare lo storico
accordo entro fine mese allo scopo di mettere insieme la Chiesa
patriottica sostenuta da Pechino e le comunità cattoliche non
autorizzate. « Il dialogo tra la Santa Sede e la Repubblica popolare
cinese continua. Non c’è nient’altro da aggiungere al momento», fa
sapere il direttore della sala stampa vaticana, Greg Burke. Ma le voci
sono insistenti e sembrano confermare una soffiata diffusa dal Wall
Street Journal. Da tempo si parla di una strada in discesa per un
accordo che avrebbe una portata storica.
L’intesa, infatti,
significherebbe il primo riconoscimento ufficiale da parte del governo
cinese del Pontefice come capo della Chiesa cattolica in Cina. Francesco
riconoscerebbe, invece, i sette vescovi cinesi scomunicati dopo la
nomina del governo comunista senza il via libera del Vaticano. In
sostanza, dopo anni di controversie, Chiesa ufficiale e Chiesa
clandestina diverrebbero la stessa cosa.
Da tempo l’accordo viene
dato imminente con cadenza periodica senza che però maturi la
formalizzazione. Si parla in particolare di uno stallo dovuto alle
resistenze sulla posizione di due vescovi. Il via libera, tuttavia,
potrebbe maturare a breve anche se di recente Pechino ha avviato una
stretta sulle comunità cristiane e di altre religioni.
Nonostante
vi sia chi sottolinei una divergenza di vedute fra Jorge Mario Bergoglio
e Joseph Ratzinger in proposito, fu in verità già quest’ultimo a
mettere nero su bianco, nella Lettera inviata ai cattolici cinesi nel
2007, che la soluzione dei problemi esistenti «non può essere perseguita
attraverso un permanente conflitto con le legittime autorità civili » .
Per lui, tuttavia, la cesura che introducevano i vescovi illegittimi
era reale. Anche se nei loro confronti non cercava lo scontro. Il Papa
tedesco non sempre ebbe il supporto di scelte lungimiranti operate dai
suoi collaboratori, tanto che sovente con Pechino i rapporti furono a un
passo dallo stallo, a causa anche di un pontificato che per la prima
volta in tempi recenti non vedeva né il vescovo di Roma né il segretario
di Stato provenienti dal servizio diplomatico. Francesco ha rimesso in
questo senso le cose a posto. L’arrivo del cardinale Pietro Parolin,
allievo di Casaroli e membro della scuola di piazza Minerva, al posto di
Tarcisio Bertone, ha riposizionato le relazioni con Pechino sui canali
di un’apertura desiderata che dopo anni sta dando risultati insperati.