Repubblica 15.9.18
Il sondaggio Demos
Lega primo partito, M5S in calo fiducia record nel governo
Il
Carroccio oltre il 30%, mentre i grillini perdono tre punti rispetto
alle politiche. Ma Di Maio cresce in popolarità. Esecutivo promosso dal
62%. Il Pd fermo al 17%. Bene Gentiloni, male Renzi
di Ilvo Diamanti
La
Lega di Matteo Salvini oggi è il primo partito in Italia, per grado di
consensi. Secondo il sondaggio di Demos, condotto negli scorsi giorni,
ha superato, di poco, il 30%. Mentre il M5S è sceso al 29,4%. Ha,
dunque, perduto più di 3 punti, rispetto alle elezioni del 4 marzo. E
poco meno di 2, negli ultimi 4 mesi. LdS e M5S, insieme, sfiorano il
60%. Gran parte degli elettori italiani, dunque, è dalla loro parte. E
sostiene il governo, guidato da Giuseppe Conte: 62%.
Il livello di consenso più elevato registrato da un governo negli ultimi due anni. Tutti gli altri partiti seguono a distanza.
Il
PD scende ancora, per quanto di poco. Si attesta intorno al 17%. Circa
il doppio rispetto a Forza Italia. Oggi è “ridotta” all’8,7%. Ha,
dunque, perduto 4 punti e mezzo in pochi mesi.
Tutti gli altri
sono ancora più lontani. Più indietro. A partire da LeU, che non arriva
al 3%. Ma anche i Fd’I scendono notevolmente. Al 2,7%. L’indice di
popolarità dei leader riflette fedelmente questi orientamenti. E i
rapporti di forza che delineano. Il premier, Giuseppe Conte, è, infatti,
apprezzato dal 61% degli italiani (intervistati da Demos). Appena sopra
a Matteo Salvini. Il ministro degli Interni, e capo della Lega,
raggiunge, a sua volta, il 60%: 8 punti in più negli ultimi 4 mesi. Ma
la progressione più rilevante viene espressa da Luigi Di Maio.
La sua popolarità, infatti, durante l’estate, è salita di 15 punti. Oggi ha raggiunto il 57%.
Così il M5s non appare più un soggetto politico “im-personale”, in mezzo a tanti partiti “personalizzati”.
Evidentemente, la coabitazione, talora “conflittuale”, con Salvini e la Lega gli ha dato visibilità.
Proprio perché “conflittuale”.
Per
distinguersi e, talora, reagire alle tensioni esterne. Per rispondere
alle polemiche con gli altri partiti e con gli altri leader. In
particolare sulla questione degli sbarchi e della chiusura dei porti
alle navi che trasportano emigranti. Come rilevano Biorcio e Bordignon
nel testo pubblicato in questa stessa pagina. Si tratta, infatti, di un
evento che ha incrementato il consenso alle forze di governo.
Accentuandone
il distacco rispetto ai partiti di opposizione. Soprattutto al PD. I
due partiti di maggioranza sono accomunati, soprattutto, dal distacco
verso gli altri. E dalla necessità di governare “insieme”. Il sostegno
al governo, infatti, è pressoché unanime fra gli elettori del M5s e
della Lega. Allo stesso tempo, la fiducia “personale” nei confronti del
premier appare altrettanto ampia. Favorita, in una certa misura, dal suo
limitato grado di protagonismo.
Conte, infatti, “appare” poco “appariscente”. Sempre “in mezzo” ai due vice-premier.
Quasi
accompagnato, per mano, da loro. Eppure, proprio questo basso profilo
gli permette di intercettare i consensi in tempo di dissensi aspri.
Conte non entusiasma e non emoziona. Ma non provoca neppure fratture e
divergenze. In tempi nei quali le divergenze e le fratture attraversano
l’intero campo della politica. E dividono, in qualche misura, gli stessi
soci di maggioranza. Lega e M5s, Salvini e Di Maio. “Quasi amici”.
Per
necessità. Fino a quando non si sa. In vista delle elezioni Europee.
Che solleveranno la questione che, probabilmente, li “unisce”
maggiormente. Cioè: la “divisione” dalla UE. Dalla prospettiva europea.
Mentre l’Europa appare sempre più debole e incerta. A maggior ragione di
fronte alle tensioni e alle sfide provocate dall’Italia.
Per prima e in primo luogo, l’immigrazione. Gli sbarchi dall’Africa. Appunto.
Tuttavia,
la graduatoria dei leader fornisce due ulteriori motivi di riflessione.
Meglio: due varianti di una stessa tendenza. La crisi del
Centro-sinistra. Il primo motivo degno di attenzione è costituito dal
grado di fiducia verso Gentiloni. Ancora elevato, per quanto in lieve
calo. Utile a chiarire la popolarità di Conte.
Paolo Gentiloni,
infatti, era e resta un leader “popolare” perché “impopulista”. Mentre
Conte emerge perché risulta il “meno populista” in una compagine e in
mezzo a leader “populisti”. Va segnalato, peraltro, il buon livello di
fiducia verso Emma Bonino, nonostante l’insuccesso elettorale. E verso
Giorgia Meloni. Nonostante il limitato grado di consensi al suo partito.
Tuttavia,
se scendiamo lungo la graduatoria dei leader, in fondo, incontriamo i
“capi” dei partiti di Sinistra e di Centro-sinistra.
Per primo, meglio, per ultimo, Matteo Renzi. Il “capo” del PdR.
Il suo “partito personale”. Il declino dei consensi nei suoi confronti è evidente. Direi: eclatante. Ridotto al 23%.
Superato,
perfino, dall’inventore del “partito personale”. Silvio Berlusconi. La
disaffezione verso Renzi si ripercuote, inevitabilmente, sul “suo”
partito. Nel quale, peraltro, nessuno sembra in grado di raccoglierne
l’eredità.
O meglio: di andare oltre i limiti del presente. Cioè: oltre Renzi.
Maurizio
Martina, attuale segretario dell’Assemblea Nazionale PD, non dis-piace.
Ma non ha il piglio del Capo. Nicola Zingaretti, governatore del Lazio e
(auto)candidato alla leadership del PD, supera di poco il 30%. E non
pare in grado di imporsi all’attenzione popolare. Almeno per ora.
Mentre
Pietro Grasso conferma come sia difficile attrarre consensi alla
sinistra di un soggetto politico di Centro-sinistra in crisi di
consensi.
Insomma, i dati di questo Atlante Politico di Demos
confermano l’immagine di un Paese dove il consenso si alimenta del
dissenso. Verso tutti. Dove la sindrome dell’assedio spinge la società a
guardare gli altri con sospetto.
Con Paura. Dove l’Europa e il mondo incombono su di noi.
Come
una minaccia. Un Paese dove l’anti-politica e gli anti-politici
prevalgono. Perché è più facile affermarsi agitando la sfiducia e la
paura piuttosto che alimentando fiducia e ben-essere.
Ma sulla
sfiducia, sulla paura, sull’anti-politica non è possibile costruire,
almeno: immaginare, il futuro. Ci resta solo il passato, da esorcizzare.
E un eterno presente. Da cui difendersi.