«Lui lo sa...»
Repubblica 5.9.18
I doveri della sinistra
Nella mente di Salvini
di Massimo Recalcati
La
spregiudicata e lucida politica di Salvini ha saputo trasformare la
Lega da movimento popolare, legato a un’etnia e a un territorio
particolare, in un vero e proprio partito della nazione. Il consenso
verso la sua azione non cessa di diffondersi e rafforzarsi in tutte le
parti del nostro Paese. Cosa ha reso possibile il successo della sua
politica? In termini psicoanalitici, Salvini ha saputo sfruttare quella
pulsione securitaria che per Freud è a fondamento di ogni psicologia di
massa. La difesa della propria identità, il rifiuto dell’estraneo,
l’arroccamento di fronte alla minaccia dello straniero prima di essere
xenofobia, razzismo o altro, che piaccia o meno, è una inclinazione
fondamentale dell’essere umano. Ogni filosofia politica che trascura
questo dato di fondo rischia l’idealismo impotente. Una delle leggi
isolate da Freud come determinanti nel regolare la nostra vita psichica
è, infatti, quella della difesa strenua del proprio equilibrio interno e
dei propri confini. Salvini vince facile perché ha elevato questa
tendenza basica della vita pulsionale alla dignità dell’azione politica.
La
totale subalternità del M5S deriva da questa mossa inaugurale. Cosa
conta di più? Impugnare populisticamente l’ideale della giustizia e
dell’onestà, oppure invocare il pericolo imminente di una rottura degli
argini, di una inondazione pestilenziale dell’immigrato che
depaupererebbe le sorti di un popolo — quello italiano — già affamato
dagli effetti di una globalizzazione sospinta che la politica non ha
saputo gestire?
Salvini sfrutta, in altre parole, l’angoscia
dell’impoverimento e della perdita dei diritti degli italiani
individuando in un fantomatico nemico esterno (l’immigrato) la sua causa
prima. Egli alza la voce pretendendo di parlare — come accade anche per
il suo collega Di Maio — nel nome di tutto il popolo italiano. In
questo sfrutta astutamente il carattere parziale della pulsione. La
pulsione, infatti, non si nutre di ideali, ma solamente di portare a
soddisfazione la propria spinta. È questo che Salvini e, al suo seguito
ancillare, il M5S in realtà promettono. Non pensieri lunghi, visioni del
nostro futuro, piani di riforme ad ampio respiro, ma provvedimenti,
come ha ricordato recentemente su questo giornale Veltroni, tutti
schiacciati sul presente immediato, ovvero sulla promessa di garantire
alla pulsione il suo soddisfacimento.
Sbaglierebbe però, ancora
una volta, la sinistra a non tener conto di questa realtà " umana troppo
umana" invocando come suo antidoto l’Europa come ideale universale. In
politica l’universalismo tende sempre a perdere contro il
particolarismo. La forza mediatica di Salvini è quella di dichiarare di
inchiodare l’Europa alle sue responsabilità concrete. Il gioco è facile:
egli sfida un’Europa solo di carta nel nome della concretezza
realissima della pulsione securitaria. E la sinistra non potrà vincere
questa ondata reazionaria invocando un astratto desiderio di Europa
perché il desiderio senza pulsione resta, come insegna la psicoanalisi,
totalmente vuoto. La sinistra non deve scindere il desiderio dalla
pulsione, sebbene questa rischi ancora di essere la sua inclinazione di
fondo.
Considerare la pulsione securitaria solo come un elemento
regressivo, barbaro, analfabeta, senza invece cogliere che essa riguarda
un fondamento imprescindibile della nostra vita psichica. Per questo
l’azione meritoria di un ministro coraggioso e lucido come Minniti, per
fare un esempio, è stata descritta da una certa sinistra come poliziesca
o, peggio, neo-nazista. La politica ha invece il dovere di misurarsi
con queste cristallizzazioni pulsionali senza ignorarne il peso
specifico per dare a esse uno sbocco diverso da quello del populismo o
della pura strumentalizzazione reazionaria. Altrimenti la parola Europa
rischia di fare la stessa fine di quella di Uomo. Di diventare, cioè, un
puro artificio retorico, un’astrazione vuota di contenuti, un desiderio
sganciato dalla base materiale della pulsione. Non esiste l’Uomo con la
U maiuscola. Esistono gli uomini in carne e ossa, uno per uno. Non
esiste l’Europa sganciata dai suoi popoli, dalle sue differenze, dai
suoi territori.
Il leghismo che fonda il nuovo partito della
nazione cavalca la pulsione securitaria, dimenticando però che senza
desiderio essa genera odio e distruzione. La sinistra non deve opporre
il desiderio — il sogno — alla pulsione. Dovrebbe provare a leggere la
pulsione senza snobismo, come fissazione legittima ai suoi interessi
parziali e territoriali. Altrimenti il rischio è quello di lasciare che
la canalizzazione della pulsione securitaria prenda solamente la via
dell’odio e della lacerazione. Non servirà invocare l’Europa, se essa
resterà solo un desiderio nobile sganciato dal soddisfacimento
pulsionale. Dovremmo invece saper mostrare che il nostro desiderio di
"Europa" coincida innanzitutto con il destino stesso — per usare un
termine appropriato di Freud — della pulsione e dei suoi interessi.