mercoledì 5 settembre 2018

Il Fatto 5.9.18
Spavento Vaticano: tutti i nomi nella lista della lobby gay
Il documento
A San Pietro circola l’inchiesta esplosiva dei cardinali Herranz, Tomko e De Giorgi. Intanto la Santa Sede non smentisce il dossier Farrell svelato dal Fatto
di Francesca Fagnani


Dietro al tenace silenzio dei vertici del Vaticano rispetto a quanto denunciato nell’ormai famoso documento dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò potrebbe esserci la paura di essere smentiti da nuovi fatti e vicende che porterebbero all’esplosione di quella “guerra atomica” di cui – da giorni – voci interne alla Santa Sede riferiscono.
Ieri vi abbiamo raccontato il “caso Farrell”: sarebbe depositato in Vaticano, presso la Congregazione per la dottrina per la fede che si occupa di indagare i reati sessuali e contro la morale, un dossier sul vescovo ausiliare di Washington, Kevin Joseph Farrell, che se non smentito, ricadrebbe addosso al Pontefice come un macigno. Farrell, nominato direttamente da Bergoglio a capo del Dicastero per la famiglia, avrebbe convissuto con Theodore McCarrick, ex cardinale, già arcivescovo di Washington, coinvolto in diversi casi di abusi sessuali ai danni di seminaristi.
Contattata la Congregazione per avere un commento, o eventualmente una smentita, la risposta è stata: “Non ci sarà nessuna comunicazione”. Il Vaticano dunque non smentisce Il Fatto Quotidiano, ma sceglie come per McCarrick la strategia del silenzio. Anche perché le preoccupazioni della Santa Sede non si esauriscono qui.
Le nuove nubi all’orizzonte riguardano la concreta possibilità che escano documenti contenuti nell’inchiesta che i cardinali Julián Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi consegnarono a Benedetto XVI prima delle sue dimissioni. Il rapporto contiene un quadro dettagliato e inquietante della corruzione morale e materiale del clero, con nomi, cognomi e circostanze. Siamo eccezionalmente riusciti a visionare un documento con intestazione pontificia contenuto nell’inchiesta, e di cui qui pubblichiamo uno stralcio: si tratta di una lista di prelati e laici che apparterrebbero alla cosiddetta lobby gay, che attraverso ricatti e segreti potrebbero condizionare, o aver condizionato, posizioni e carriere (le loro, come quelle degli altri).
Non riveleremo i nominativi indicati nell’elenco, ma possiamo confermare che tra i nomi sono presenti persone rimosse dal Papa, altre spostate di ufficio, altre che invece tuttora ricoprono importanti incarichi all’interno di organi strategici per il Vaticano, come per esempio Propaganda Fide e addirittura la Segreteria di Stato.
L’inchiesta dei tre cardinali Herranz-Tomko-De Giorgi finora è rimasta top secret. Una cerchia ristretta ma non esigua di persone ha avuto però modo di leggerlo, e questo già prima del Conclave, per dare una mano allo Spirito Santo che avrebbe portato poi Bergoglio sul soglio pontificio. Per redigere il dossier furono interrogati decine di sacerdoti e alti prelati, e raccolti documenti di ogni tipo. Se l’opinione pubblica venisse a conoscenza del contenuto della relazione finale sarebbe un disastro per l’immagine della Chiesa, già devastata in tutto il mondo dagli scandali sessuali. Ma è quello che in questa fase potrebbe accadere, visto che il volteggiar di corvi è una prassi secolare in Vaticano che rispunta fuori ogni qualvolta la guerra tra bande si fa più dura.
E stavolta la guerra è al Papa stesso. Bergoglio, del resto, non può certo contare sulla protezione della Curia, visto il rapporto complicato che si è instaurato sin da subito, per questioni di potere, personali e dottrinali (si ricordi solo la questione dei Dubia sollevati da quattro cardinali al Papa sull’enciclica Amoris Laetitia, in cui Bergoglio apriva alla comunione per i divorziati risposati).
Ma Francesco non può contare nemmeno su alcuni dei suoi più potenti amici e sostenitori, travolti loro stessi da scandali per abusi sessuali o per aver coperto tali comportamenti: da McCarrick a Farrell, dal cardinale Roger Mahony al cardinale Godfried Danneels, dai prelati cileni al potentissimo cardinale George Pell, il numero tre del Vaticano, attualmente in Australia sotto processo per reati sessuali plurimi. Pell avrebbe voluto dimettersi dall’incarico di ministro delle Finanze vaticane, ma il Papa ha preferito un semplice congedo. Del resto, quando fu nominato numero tre del Vaticano le sue vicende non potevano non essere note a Bergoglio stesso.
Chiediamo attraverso queste pagine a Papa Bergoglio, al Segretario di Stato Parolin di fare chiarezza su McCarrick, Farrell e sulla commissione dei tre cardinali, sulle questioni morali non ci si può nascondere dietro al silenzio. La riforma della chiesa passa anche attraverso la verità.