La Stampa TuttoLibri 29.9.18
Sudtirolo, quando la guerra fredda esplodeva fra i monti
1961, inizia la stagione del «terrorismo» in Alto Adige Tre ragazzi vivono confusi tra idealità e sensi di colpa
di Lorenzo Mondo
Dopo
avere esercitato la professione di giornalista, come inviata della Rai,
in varie parti del mondo, Lilli Gruber ha ubbidito al forte richiamo
della sua piccola terra natale: quella fetta montagnosa incuneata tra
Austria e Italia chiamata Alto Adige o Sudtirolo, che ha avuto un
singolare destino, senza uguali in Europa. L’autrice le ha dedicato una
trilogia, che si è appena conclusa con un libro intitolato Inganno,
difficilmente inquadrabile tra i consueti generi letterari. Diciamo
intanto che i primi due volumi, Eredità e Tempesta, coprivano un arco di
tempo che va dal crollo dell’impero austrungarico e dal trattato di
Saint-Germain, fino al termine della seconda guerra mondiale, con la
sconfitta del fascismo e del nazismo. Un periodo cruciale nella storia
del Novecento, per l’Europa ma anche per il Sudtirolo che il trattato di
pace del 1946 ha assegnato ancora una volta all’Italia, contro
l’aspirazione degli abitanti al ricongiungimento con l’Austria o
all’indipendenza. Di qui prende avvio Inganno, che pur occupandosi di un
tempo minore, avulso da immani tragedie, desta un forte interesse.
Anche perché si tratta di un periodo meno indagato e capace di riservare
sorprese.
Bisogna risalire al giugno del 1961, una data
emblematica: quando nella Notte dei Fuochi vengono fatti saltare in
Sudtirolo decine di tralicci dell’elettricità. E’ lo scontro aperto tra
gli attentatori che si definiscono «combattenti della libertà» e le
istituzioni italiane che li considerano terroristi. Migliaia di soldati e
forze dell’ordine occuperanno il territorio, di fronte al crescere di
una violenza che non ha esitato a uccidere. L’estensione del fenomeno e
la sua radicalizzazione lasciano tuttavia presumere che sia sfuggito di
mano al numero ristretto di montanari ingenui e idealisti che ne sono
all’origine. Perché, al di là dell’inquinamento provocato da gruppi
neonazisti, il Sudtirolo è diventato un campo di battaglia in cui si
confrontano nella guerra fredda Est ed Ovest, e rappresenta una barriera
contro la temuta invasione da parte dell’Unione Sovietica. Non a caso
si apprenderà che tra quelle montagne gli americani hanno installato un
consistente deposito di armi nucleari. E’ uno scenario dove entrano in
gioco, oltre ai terroristi, servizi segreti e agenti provocatori,
funzionali a una strategia dell’emergenza che giustifichi la
militarizzazione del Sudtirolo. Con deviazioni che potrebbero perfino
insidiare la tenuta democratica dell’Italia. Soltanto nel 1969, con
l’approvazione del pacchetto di misure per l’autonomia, il clima nella
regione si è rasserenato. Questa terra di confine ha saputo
trasformarsi, «con il tempo e grazie alla determinazione di molte
persone di buona volontà, in un laboratorio di convivenza civile tra
etnie e culture diverse, di successo economico ed equilibrio politico».
Lilli
Gruber affronta queste vicende con l’approccio originale già
sperimentato nei precedenti volumi della trilogia. Racconta, in prima
persona e nelle vesti di giornalista, i risultati delle sue ricerche tra
archivi e carte private, gli incontri, particolarmente avvincenti, con i
superstiti testimoni. Ma queste pagine riescono a figliare altre
storie, inventate per quanto verosimili: di alcuni ragazzi che agiscono
in modo confuso nel contesto di idealità e sensi di colpa, di sacrifici e
tradimenti, che si accampa sullo sfondo d’un incontaminato paesaggio
montano. Come se l’autrice volesse rendere al vivo, calata in personaggi
comuni, la difficoltà di non perdersi nei grovigli della Storia. Ed
intendesse esaudire, per parte sua, un inappagato desiderio di
raccontare.