La Stampa 6.9.18
L’ala sinistra degli «insurgent» negli Stati Uniti
Una ultraliberal afroamericana conquistai democratici
di Paolo Mastrolilli
L’ala
sinistra degli «insurgent», i ribelli che si oppongono
all’establishment, sta conquistando il Partito democratico. Lo conferma
la vittoria di Ayanna Pressley nelle primarie di martedì in
Massachusetts, dove ha battuto il deputato uscente Michael Capuano per
conquistare a novembre il distretto di Boston rappresentato un tempo da
John Kennedy. Ora si tratta di capire se questa tendenza si trasformerà
nel «trumpismo» di sinistra, aiutando l’opposizione a riconquistare la
maggioranza in Congresso, oppure se condannerà i democratici alla
sconfitta spingendoli troppo lontano dal centro.
Interpretare lo scontento
Pressley,
se vincerà a novembre, diventerà la prima donna nera a conquistare un
seggio da deputato in Massachusetts. Le sue idee non erano molto diverse
da quelle di Capuano, che aveva rappresentato il distretto per
vent’anni da posizioni liberal. Lei però rappresentava il cambiamento, e
il suo slogan secondo cui nell’era di Trump non si può aspettare a
rivoluzionare il partito ha convinto la maggioranza. Lo stesso, grosso
modo, era accaduto a giugno, quando la candidata sostenuta dal senatore
Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez, aveva battuto a New York
l’incumbent Joseph Crowley, e poi in Georgia, Maryland e Florida, dove
Stacey Arams, Ben Jealous e Andrew Gillum hanno ottenuto le nomination
per la corsa a governatore. Non c’è dubbio che l’insurrezione sia in
corso, resta da vedere ora quali saranno i risultati.
Durante le
presidenziali del 2016, molti nel Partito democratico avevano sostenuto
che la risposta a Trump doveva essere Sanders, cioè l’unico candidato
capace di interpretare e intercettare lo stesso sentimento di scontento,
ma da sinistra. L’establishment però aveva preferito Hillary, e il
risultato è noto. Altri rispondevano che candidare Sanders significava
suicidarsi, perché avrebbe spostato il partito su posizioni troppo
lontane dal centro moderato, per poi riuscire a vincere la sfida a
livello nazionale.
Ora il dilemma si ripete, in vista delle elezioni
Midterm di novembre. I risultati delle primarie dimostrano che i
«ribelli» hanno la forza degli elettori dalla loro parte, e riescono a
suscitare l’entusiasmo mancato nel 2016. Le elezioni Midterm
naturalmente hanno caratteristiche diverse da quelle presidenziali, e a
novembre si vedranno i risultati di questo movimento. Se i democratici
riprenderanno la Camera grazie agli «insorti», si rafforzerà la spinta a
scegliere un loro candidato anche per le presidenziali del 2020.