martedì 4 settembre 2018

La Stampa 4.9.18
Sputi, botte e insulti razzisti
Aggredito 16enne tunisino
di Fabio Albanese


Una «sportellata» in faccia, poi calci e pugni, infine quella frase, urlata minacciosamente: «Ora te ne puoi tornare al tuo paese». L’ennesimo episodio di razzismo e di violenza ha avuto per vittima un ragazzo tunisino di 16 anni, aggredito domenica scorsa a Raffadali, nell’Agrigentino, dal padre di un coetaneo con cui pare stesse litigando. Un episodio su cui stanno indagando i carabinieri, dopo la denuncia dei responsabili della struttura in cui la giovane vittima è ospitata. Il sindaco del paese, Silvio Cuffaro, ha espresso solidarietà al giovane migrante, arrivato un anno fa con uno dei tanti barconi e accolto nella struttura “La mano di Francesco”, una comunità di seconda accoglienza per minori non accompagnati.
“Ma io voglio restare in Italia”
«Ho molta avuto paura. Ora mi sono tranquillizzato. È tornato tutto a posto. Sono in Italia da un anno e sono qui per scuola e lavoro. E a Raffadali io voglio restare», ha detto ai giornalisti il giovane migrante, che si trova ancora ricoverato all’ospedale San Giovanni Di Dio di Agrigento con una prognosi di cinque giorni per una contusione ai genitali ed escoriazioni a un ginocchio.
«Il ragazzo - racconta Vincenzo Vasile, responsabile della comunità - frequenta la scuola media. Lo scorso anno lo abbiamo iscritto alla prima come uditore. Quest’anno frequenterà la seconda. Quando è arrivato in Italia, dopo un anno e due mesi trascorsi in Libia, non sapeva neanche una parola di italiano e non conosceva neanche il francese perché viveva in un piccolo e periferico villaggio della Tunisia. Adesso capisce tutto. Ha iniziato anche a leggere e scrivere. Avrebbe potuto chiedermi, perchè è nel suo diritto, di essere trasferito in un’altra struttura. Ma vuole restare a Raffadali».
Nella comunità “La mano di Francesco” ci sono nove minorenni e un ragazzo che è appena diventato maggiorenne ed è dunque in attesa di essere trasferito. «Sono tutti iscritti a scuola - dice Vasile - hanno i documenti e i permessi della questura». Un altro dei responsabili della comunità, Giovanni Mossuto, denuncia: «Raffadali ha accolto questo ragazzo con amore e grande disponibilità all’integrazione e lui, grazie al suo bel carattere, ha conosciuto tanti suoi coetanei raffadalesi. Malgrado ciò, in questi mesi lui e gli altri ospiti della comunità sono stati oggetto di insulti, sputi e minacce. E ora, sentendosi legittimato da un clima che tutti avvertiamo, quell’uomo lo ha aggredito».