mercoledì 26 settembre 2018

La Stampa 26.9.18
Wim Wenders e Francesco
“Guardando il Papa negli occhi ho visto un uomo senza paura”
di Fulvia Caprara


Faccia a faccia con Papa Francesco, per parlare dei problemi che affliggono il mondo, dall’immigrazione al consumismo, dalla povertà all’ecologia, con un linguaggio semplice e diretto, che non escluda nessuno e che comunichi a tutti, non solo cattolici e cristiani, la forza di un esempio unico: «Stiamo vivendo un periodo drammatico, che non può durare a lungo e che dovrà sicuramente cambiare, ma perché ciò accada abbiamo bisogno di ottimismo e di forza. Guardando Papa Francesco negli occhi ho avvertito questa carica di energia e, soprattutto, la sensazione di avere a che fare con una persona che mantiene quello che promette».
Non a caso, folgorato da Jorge Mario Bergoglio, Wim Wenders ha voluto che il suo film si chiamasse Papa Francesco - Un uomo di parola: «In un’epoca di profonda sfiducia nei confronti dei politici e del potere, un tempo in cui bugie, corruzione e fake news sono all’ordine del giorno, in cui tutti sembrano aver abbandonato la nave che affonda, il film ci mostra un uomo che mette in pratica ciò che predica conquistando così la fiducia di tutti i credi religiosi, culturali e sociali».
Concentrato e appassionato, a Roma per il lancio dell’opera (in 350 sale dal 4 al 7 ottobre con Universal) Wenders racconta che di Bergoglio lo ha colpito più di tutto il coraggio: «Mi ha spiazzato che in lui ci fosse totale assenza di paura, e poi una grande tenerezza, e un’apertura che non esclude nessuno».
Il problema pedofilia
L’audacia ha naturalmente un prezzo e del Pontefice si dice, sempre più spesso, che sia oggetto di fronde e di attacchi della destra cattolica: «L’aspetto più complesso del suo papato - commenta Wenders - riguarda il problema della pedofilia, che ha ereditato e che per primo ha scelto di affrontare. La sua linea della tolleranza zero è la più difficile da mettere in atto. Il Papa vuole che la Chiesa aderisca a questa posizione, ma io ho la triste impressione che la strada non venga seguita».
Girare un film sul Papa non è impresa da accettare a cuor leggero, Wenders si è posto domande e ha vissuto notti insonni, ma le condizioni per realizzarla c’erano tutte: «Il Vaticano mi ha dato da subito carta bianca, garantendomi l’accesso privilegiato agli archivi e il “final cut”. Prima e dopo la lavorazione nessuno mi ha chiesto di aggiungere o togliere niente. Sono partito da alcuni punti fondamentali. Il film non doveva essere una biografia, perché il Papa è un uomo modesto e non desidera che l’attenzione si concentri su di lui, non doveva essere costoso perché il Papa ci insegna a vivere con meno, e non dovevano esserci opinioni sul conto del Pontefice, perché tutti ne hanno, e l’importante era avere le sue, attraverso le sue stesse parole».
Le riprese dovevano avvenire in tranquillità, al riparo da sguardi curiosi ed eccessiva pubblicità: «Abbiamo avuto quattro lunghi incontri-intervista, per quattro pomeriggi, nel corso di due anni e devo dire che all’inizio ero abbastanza nervoso. Ne abbiamo girati tre al chiuso, in vari luoghi del Vaticano, e uno in giardino, ma sempre all’interno delle mura vaticane».
Le sue radici sudamericane
Tra i tanti argomenti toccati, c’è quello dell’ambiente, che secondo Wenders ha a che fare con le sue radici sudamericane: «Quando è venuta fuori l’Enciclica Laudato si’ sono rimasto stupefatto non solo per l’importanza del contributo scientifico che offriva, ma anche perché per la prima volta veniva stabilito un nesso tra la povertà degli uomini e la sofferenza della Terra. Un collegamento, che per chi come Bergoglio viene dall’America Latina, è più immediato e palpabile». L’immersione nella spiritualità di Bergoglio ha risvegliato in Wenders emozioni lontane: «Sono cresciuto in una famiglia cattolica e a 16 anni avevo seriamente pensato di fare il prete. Poi è arrivato il rock and roll e l’amore per il cinema, ho lasciato la Chiesa e ci sono tornato dopo 20 anni, da protestante».
Il concetto ricorrente del film è semplice e stupefacente: «Assemblando il tutto - fa notare Wenders - è emersa un’unica, grande preoccupazione per il bene comune. Il Papa è concentrato su questo. Sulla giustizia e sul modo migliore per raggiungere un equilibrio tra i poveri e quel 20% di persone che possiede l’80% delle ricchezze del mondo».