La Stampa 24.9.18
Jet russo abbattuto, l’accusa di Mosca
“La responsabilità è tutta di Israele ”
di Giordano Stabile
Abbiamo
esposto le nostre truppe al fuoco dell’Isis per recuperare i corpi dei
soldati israeliani morti in Siria e ora Israele ci ringrazia così, con
comunicazioni «fuorvianti» che hanno portato all’abbattimento di un
nostro aereo. È questo il punto saliente della relazione del ministero
della Difesa russo sull’incidente di una settimana fa nei cieli di
fronte a Latakia. Un raid aereo dell’aviazione israeliana concluso con
un missile della contraerea siriana che invece di colpire gli F-16 con
la stella di David ha centrato un Ilyushin. Tutto per colpa, secondo
Mosca, del mancato avvertimento da parte degli israeliani. La
rivelazione del portavoce russo, colonnello Igor Konashenkov, cioè che
una pattuglia di Spetsnaz si era spinta nel territorio controllato dallo
Stato islamico vicino al Golan per individuare le sepolture e i resti
di soldati caduti in battaglia nel 1973 e mai restituiti dallo Stato
siriano, rivela la complessità della relazione fra lo Stato ebraico e la
Russia.
Per tre anni, da quando Putin ha deciso di intervenire in
sostegno di Assad, le due potenze hanno convissuto. Israele ha condotto
centinaia di raid contro postazioni e convogli iraniani e Mosca ha
lasciato fare, purché non venissero «messe a rischio vite dei militari
russi», la linea rossa tracciata dallo Zar e concordata con Netanyahu.
«Informazioni fuorvianti»
Il
Cremlino ora accusa Israele di «sconsideratezza» e ingratitudine.
Konashenkov ha confermato che gli israeliani hanno avvertito del raid
solo un «minuto prima» che gli F-16 si presentassero davanti a Latakia e
le «informazioni fuorvianti riguardo la posizione dei raid hanno reso
impossibile guidare l’Ilyushin verso un luogo sicuro». Ma il portavoce
ha soprattutto enfatizzato la disponibilità dimostrata con Israele. Ha
rivelato che la Russia ha convinto l’Iran a ritirare le milizie sciite,
«1050 uomini, 24 sistemi missilistici anti-aerei e tattici, 145 altri
pezzi di artiglieria» a «140 chilometri a Est del Golan», come chiesto
da Israele.
Le tombe di Aleppo
C’è di più. La Russia ha
«protetto tombe ebraiche ad Aleppo» oltre a inviare forze speciali alla
ricerca dei resti dei soldati israeliani caduti. Un ufficiale, nota il
portavoce, è rimasto ferito dall’Isis ma «la missione è andata avanti».
Per Israele riportare a casa i soldati, vivi o morti, è priorità
nazionale e il gesto russo è segno di grande amicizia. Anche per questo
lo Stato ebraico ha usato toni contenuti e ieri ha ribadito che «gli
aerei israeliani erano già rientrati nel proprio spazio aereo quando
l’aereo russo è stato abbattuto»: la colpa è dei siriani. Il portavoce
ha poi confermato la disponibilità di Israele a proseguire il
coordinamento con la Russia in Siria. Ma lo spazio aereo siriano rimane
chiuso, ufficialmente per «esercitazioni in corso». Secondo media vicini
al governo di Damasco lo rimarrà anche dopo la fine delle manovre, il
26 settembre. È di fatto una no-fly-zone per i jet israeliani. Come nota
l’analista militare Amos Harel, le argomentazioni russe sono «dubbie»,
ma destinate a creare «una nuova realtà». Molto meno favorevole a
Israele.