Il Fatto 24.9.18
Quanti guai: Trump così lascia a secco gli aiuti a Ramallah
di Andrea Valdambrini
Tempi
duri per gli aiuti alla Palestina, che passano in gran parte attraverso
l’ Unrwa, agenzia Onu per i rifugiati della Striscia di Gaza, della
Cisgiordania e quelli di Paesi vicini come Libano, Giordania e Siria. A
gennaio l’amministrazione Trump aveva già deciso di ridurre a metà gli
aiuti (65 milioni di dollari su 125 previsti) via Onu, poi è arrivato
l’annuncio del taglio definitivo a partire dal prossimo anno. E verranno
meno anche 200 milioni di dollari in aiuti diretti, che rischiano di
mettere in ginocchio i progetti di molte ong, a cui si aggiunge anche il
ritiro – rimasto in forse fino all’ultimo – di 25 milioni di dollari
destinati agli ospedali di Gerusalemme Est.
Il taglio più doloroso
riguarda proprio l’Unrwa, struttura delle Nazioni Unite, creata nel
1948 come gigantesco ammortizzatore sociale per i palestinesi
espropriati delle loro terre dal nascente Stato di Israele. L’Unrwa
assiste una parte importante della popolazione della Cisgiordania, se
solo si pensa che sui quasi due milioni di residenti a Gaza il 70%
vengono classificati come “rifugiati”, e che nella stessa situazione si
trovano circa la metà dei 3 milioni di abitanti dei Territori occupati.
Non solo fornisce cibo, cure mediche e istruzione, ma dà anche lavoro
complessivamente a circa 30 mila palestinesi. Servizi e posti di lavoro
che potrebbero venire meno dal 2019, secondo l’allarme lanciato dagli
stessi funzionari Unrwa anche se altri Paesi dovessero contribuire
maggiormente, coprendo così l’ammanco dei soldi americani. Perché sono
gli Usa a essere stati finora il primo donatore, con più del doppio dei
fondi rispetto al secondo finanziatore, l’Ue (364 milioni contro 142 nel
2017).
È in merito alla svolta di Washington che la discussione
si fa più accesa, anche sullo sfondo di un rapporto rafforzato tra Usa,
Israele e i suoi alleati nella regione. La rivista Foreign Policy ha
rivelato come la decisioni della drastica sforbiciata ai fondi per la
Palestina sia da attribuire a Jared Kushner, genero di Trump e
consigliere della Casa Bianca per il Medio Oriente, convinto in questo
modo di poter imporre un nuovo piano di pace per la regione, che tenga
la Palestina sotto ricatto. D’altronde Unrwa ha tanti nemici, secondo i
quali gli scopi umanitari dell’agenzia non sarebbero altro che il
pretesto per coprire il “diritto al ritorno” dei palestinesi esuli dal
1948: appena 20 mila persone, e non invece tutti i loro discendenti, da
contare oggi in milioni.
“Considerata l’eccezionalità di un
conflitto in atto da 70 anni, l’aver tenuto quasi 5 milioni di persone
sotto aiuti umanitari per tutto questo tempo è già uno scandalo – spiega
da Gaza Meri Calvelli dell’Associazione cooperazione e solidarietà
(Acs), ong italiana presente in Palestina – Se l’agenzia Onu dovesse
chiudere, la questione del ritorno dei profughi alle loro terre sarebbe
cancellata”. Con tanti saluti alla risoluzione 194 dell’Onu e al diritto
internazionale.