La Stampa 23.9.18
Identificati 30 militanti di CasaPound per l’aggressione a Bari
di Elisa Forte
Una
manifestazione antirazzista e i militanti di CasaPound. Il contesto è
il difficile quartiere Libertà di Bari. La miscela è esplosiva e alla
fine è esplosa. E lo ha fatto sotto forma di aggressione che ha come
bilancio una città scossa, trenta militanti di CasaPound identificati e
quattro feriti: Antonio Perillo, assistente parlamentare
dell’eurodeputata Eleonora Forenza (Potere al Popolo) e Giacomo
Petrelli, militante di Alternativa Comunista, hanno rimediato nove e tre
punti di sutura alla testa. Mentre Forenza e Claudio Riccio, già
candidato di LeU, sono stati in ospedale dopo esser stati colpiti con
forti cinghiate. Per loro la prognosi è di 5 giorni.
Il Libertà è
il quartiere popolare multietnico a ridosso dell’elegante centro
murattiano dove si fa fatica a contenere situazioni gravi. «Ci sono
risse quotidiane tra migranti e residenti» raccontano. In questa
polveriera sociale, il 13 settembre arrivò anche il ministro
dell’Interno Matteo Salvini per promettere più forze dell’ordine. E il
sindaco Antonio Decaro, dopo l’aggressione, sembra alludere proprio al
ministro dell’Interno nel dire: «Esistono dei mandanti morali. Sono
tutti quelli che, con parole di finto buonsenso, alimentano un clima di
odio», dice. Salvini condannerà l’aggressione qualche ora dopo: «Se uno
pesta un altro essere umano, può essere giallo, rosso o verde, il suo
posto è la galera».
Intanto la polizia lavora sulla dinamica. Per
ora si sa che almeno otto militanti di CasaPound avrebbero partecipato
all’aggressione. Sono stati acquisiti filmati, anche perché le due
versioni sono opposte. Perché gli attivisti di sinistra si sono
ritrovati davanti alla sede di CasaPound quando la manifestazione «Mai
con Salvini - Bari non Lega» era già terminata e dov’era andato tutto
liscio? Spiega l’europarlamentare Forenza: «Stavamo scortando una
ragazza etiope, cittadina italiana, che insieme alla sua amica aveva
paura di passare davanti alla sede di CasaPound per rientrare a casa con
la sua bambina di un anno nel passeggino», racconta. Alem Mulu
conferma: «Ci hanno chiamate merde, ci hanno detto qui comandiamo noi.
Lì vicino c’è la moschea e non era mai successo nulla».
I
militanti di CasaPound, invece, dicono di essersi difesi: «Siamo stati
provocati più di una volta. Abbiamo fermato un tentativo di assalto alla
sede», dicono.
Dopo l’aggressione è stato organizzato, per
martedì prossimo, un presidio antifascista alle 18,30 in piazza
Prefettura. E gli organizzatori già promettono altre iniziative.