sabato 22 settembre 2018

La Stampa 22.9.18
Leggi razziali, ottant’anni dopo arrivano le scuse delle università
“Diversi”: il documentario arriva nei cinema l’11 ottobre e il 23 va in onda su Sky Arte che con Tangram ha collaborato alla produzione
di Ariela Piattelli


C’è un’immagine, un disegno, che può riassumere la spietatezza e l’effetto devastante che ebbero le leggi razziali sull’Italia, sul mondo accademico, sulla scuola, sugli ebrei. E’ un frame del film documentario “1938. Diversi” diretto da Giorgio Treves. C’è un bambino che siede solo e afflitto nel grande cortile della scuola da cui è stato appena cacciato, in un silenzio palpabile, circondato da alberi spogli. Chi non è con lui ha obbedito o è rimasto indifferente, come spiegano poi i testimoni e gli storici ascoltati da Treves nel documentario presentato al festival di Venezia, dove ha vinto il HRNs Award 2018, il Premio Speciale per i Diritti Umani e che affronta il tema delle leggi razziali in tutti i suoi aspetti, dalla loro genesi, la propaganda antiebraica, fino alle conseguenze, l’esclusione e poi le deportazioni. Il bambino dell’animazione è Roberto Bassi, che nel ’38 era iscritto alla scuola elementare Armando Diaz di Venezia.
«Prima ci raccontarono che esistevano le razze», poi un giorno la maestra lo cacciò dalla classe. «Mi ritrovai solo, nel cortile della Diaz e scoppiai a piangere» ricorda Bassi, ripercorrendo commosso i corridoi della scuola e le emozioni di allora. I “provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista”, controfirmati il 5 settembre del 1938 da Vittorio Emanuele III a Pisa, nella tenuta di San Rossore, già firmati da Benito Mussolini e dall’allora ministro all’educazione nazionale Giuseppe Bottai, sono il primo atto della campagna antisemita attuata dal fascismo.
I provvedimenti decretavano l’allontanamento dei docenti ebrei dalle università, dalle accademie, e l’espulsione di insegnanti, presidi e alunni di religione ebraica da tutte le scuole d’Italia. Le conseguenze di quei sette brevi articoli furono devastanti: 448 docenti vennero allontanati dagli atenei, 727 studiosi cacciati dalle accademie, 279 tra presidi e professori dalle scuole medie, altre centinaia dalle elementari, e circa 7.000 studenti, tra scuole e università. «L’esclusione degli ebrei dalle università conferma gli obiettivi perseguiti dal regime. L’eliminazione progressiva di tutti gli ebrei dai gangheri della nazione.» e ancora «Ha perduto qualcosa la nostra cultura? No. Perché quei 98 professori erano ebrei. Non erano italiani.»: sono citazioni di Giuseppe Bottai e Giorgio Almirante, interpretate nel film dall’attore Alessandro Federico, che assieme a Stefania Rocca e Roberto Herlitzka, danno voce ai carnefici e alle vittime che non ci sono più, e che si alternano alle testimonianze di chi quelle infami leggi le subì, come la Senatrice Liliana Segre, l’avvocato torinese Bruno Segre, Alessandro Treves, Rosetta Loy ed altri ancora.
Giovedì in un altro cortile, a pochi chilometri da San Rossore, nel Palazzo della Sapienza dell’Università di Pisa, si è tenuta la “Cerimonia del ricordo e delle scuse”: il rettore dell’università pisana Paolo Mancarella ha pronunciato le scuse alla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni, a nome dell’intera accademia italiana che ottant’anni fa ha aderito, applicato le leggi razziali, ed ha epurato docenti e professori dagli atenei di tutto il Paese, lasciando i loro posti agli usurpatori; pochi tra loro dopo la Liberazione hanno restituito le cattedre ai colleghi ebrei epurati. E’ la prima volta che l’università italiana fa i conti con le sue colpe e responsabilità, in prima fila alla cerimonia rettori da tutti gli atenei. E se a qualcuno queste scuse sono risultate troppo facili o paradossali poiché postume, così gli ha risposto Liliana Segre: «A coloro che credono che quest’atto di scuse sia tardivo, rammento che poteva non essere mai compiuto».