Il Fatto 22.9.18
Messina, stato d’emergenza (per il terremoto del 1908)
In seimila vivono ancora nelle baraccopoli “ereditate” dal post-sisma
Messina, stato d’emergenza (per il terremoto del 1908)
di Giuseppe Lo Bianco
Non
c’è stato solo il terremoto del Belice del 1968 a lasciare baraccati
dopo 50 anni, ma anche quello di Messina del 1908, però nessuno, in
Sicilia, se ne era accorto. Così, a 110 anni dal sisma che devastò le
sponde dello Stretto provocando oltre 120 mila morti, la giunta
regionale di Nello Musumeci, su richiesta del sindaco Cateno De Luca, ha
deliberato lo stato di emergenza “socio sanitaria ambientale”
determinato dagli oltre 6000 abusivi delle favelas messinesi a rischio
di ammalarsi per l’amianto dei tetti. Per i nipotini dei terremotati la
Regione è pronta a battere cassa con il governo nazionale per ottenere i
35 milioni di euro per le bonifiche e i nuovi alloggi. Sembra di stare
su Scherzi a parte, ma nella città che per 34 anni ha ospitato la
società Stretto di Messina, tuttora in liquidazione, per gestire un
ponte che non c’è, tutto viene preso terribilmente sul serio. In Sicilia
la macchina è già partita, De Luca ha avviato lo sgombero dei 6400
baraccati e Musumeci ha tuonato in una nota: “La baraccopoli di Messina
costituisce una vergogna per la politica nazionale e regionale. La
delibera della richiesta di dichiarazione del gravissimo stato di
emergenza igienico-sanitaria-ambientale è per noi un atto dovuto e
sentito. Ora la palla passa a Roma’’. Su come impiegare i soldi di
Palazzo Chigi a Palazzo d’Orleans hanno le idee chiare: “L’Agenzia per
il risanamento – scrive Musumeci – deve essere lo strumento più agile
per cancellare questa pagina disonorevole’’. E “il Piano di lavoro della
Protezione civile regionale e prevede, prima, la bonifica delle aree e
successivamente la demolizione delle baracche. Secondo la stima degli
interventi effettuata dal Comune, il costo complessivo dovrebbe essere
di circa 35 milioni di euro. Nel contempo l’amministrazione comunale sta
provvedendo a reperire gli alloggi (temporanei e definitivi) per gli
oltre duemila nuclei familiari’’. E i dati pubblicati da La Gazzetta del
Sud indicano 2487 immobili tra case, box, depositi, stalle, negozi da
demolire.
In realtà i baraccati di oggi hanno poco a che vedere
con i terremotati di 110 anni fa: a Messina non c’è più una sola baracca
costruita per ospitare i 40 mila sopravvissuti del sisma del 1908, e
negli anni attorno alla città, su oltre 230 mila metri quadrati delle
borgate di Annunziata, Giostra-Ritiro-Tremonti, Camaro, Fondo Saccà,
Bordonaro-Gazzi-Taormina e Santa Lucia sul modello di quelle del
terremoto sono sorte baracche, box, depositi, magazzini, stalle di
lamiera tramandate di famiglia in famiglia dall’occupazione abusiva,
nonostante il muro improvvisato di mattoni e l’otturazione dello scarico
dei bagni sperimentati dallo Iacp per impedirne l’occupazione. E se
oggi fanno paura i rischi di asbestosi, la malattia dell’amianto,
denunciati in Europa dall’europarlamentare del Pd Michela Giuffrida, che
a Strasburgo ha chiesto l’intervento del commissario alla Salute,
Vytenis Andriukaitis, “per verificare se vi siano le condizioni per un
intervento urgente”, finora gli accertamenti sanitari avrebbero rilevato
un solo caso di malattia dell’amianto.