La Stampa 22.9.18
Razzismo in ospedale
“Attesa per colpa di un negro”
di Nicola Pinna
Di
fronte alle malattie, e tanto più nella speranza di riuscire a curarle,
tutti si dovrebbero sentire uguali. Forse lo si dava per scontato, ma
senza fare i conti con l’ondata più aggressiva di intolleranza che ha
colpito il Paese. E allora accade che persino in un ambulatorio medico,
dove tra l’altro si praticano cure palliative per pazienti in condizioni
disperate, qualcuno protesti perché i medici si prendono cura persino
«dei negri». Succede a Cagliari, nell’ambulatorio oncologico
dell’ospedale San Giovanni di Dio, dove i medici operano in un delicato
equilibrio tra «qualità della vita» e «qualità della morte».
A
denunciarlo, e a far scoppiare il caso (ma anche una riflessione seria),
è una delle specialiste più note del reparto, che qualche giorno fa ha
assistito a una scena inimmaginabile: «Ben quattro persone,
accompagnatori di altri miei pazienti in attesa di visita, si sono
lamentate di dover attendere per colpa di un negro». In quel momento,
infatti, la dottoressa Cristina Deidda si stava prendendo cura di un
ragazzo senegalese, anche lui arrivato in ospedale per tentare di
rendere un po’ meno doloroso il decorso troppo rapido e troppo violento
della malattia. «Solo più tardi un’infermiera mi ha raccontato quello
che era successo e mi è crollato il mondo addosso - racconta - Sono cose
che accadono sempre più spesso, è vero, ma pensavo che nel mio ambiente
di sofferenza non potesse avvenire. Per questo ho ritenuto opportuno
far sapere ciò che è successo, senza alcun riferimento ideologico e
politico. Al posto del paziente senegalese poteva esserci, come capita,
un altro che ha bisogno di una visita più lunga o di maggiori
attenzioni. E nessuno è tenuto a sindacare in un luogo di assistenza.
Tra l’altro il tempo che abbiamo impiegato per visitare il paziente
senegalese non ha tolto nulla agli altri, perché nel nostro reparto
tutti vengono trattati amorevolmente: dove si praticano cure palliative
questo è davvero indispensabile». La dottoressa ha chiesto scusa a nome
dei concittadini sconosciuti ma intolleranti e ha scritto: «Mi
vergogno».
Dall’episodio di Cagliari nasce ora un’iniziativa dei
medici a livello nazionale, per combattere il razzismo nel Sistema
sanitario. A promuovere la campagna è il presidente della Federazione
nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri Filippo
Anelli: «Per difendere i valori fondanti della nostra professione e
della nostra società, dinanzi alle quali tutti gli uomini sono uguali, a
prescindere dal colore della pelle, religione, opinioni e censo».