La Stampa 22.9.18
Imprenditori, professori e classe media
Ecco come l’estrema destra supera l’Spd
I populisti tedeschi dell’AfD secondo partito davanti ai socialdemocratici. In crisi la leadership di Merkel
di Walter Rauhe
Ricco
e frustrato. L’identikit del sostenitore tipo della destra populista va
ridisegnato. I vecchi schemi che lo descrivevano come un perdente della
globalizzazione, escluso dal benessere e dal mondo del lavoro, non
bastano più a spiegare l’esponenziale crescita di consensi a favore
dell’Alternative für Deutschland (AfD) fra i cittadini tedeschi. In un
nuovo sondaggio pubblicato ieri dalla rinomata agenzia Infratest-Dimap
il partito sorpassa per la prima volta i socialdemocratici (al 17%)
conquistando quota 18% e affermandosi addirittura come seconda forza
politica nel Paese dopo i cristiano-democratici di Angela Merkel scesi
al 28%. Crescono i Verdi, anche loro forza definitiva
anti-establishment.
Il malcontento nei confronti della grande
coalizione e l’erosione della popolarità della Cancelliera sono evidenti
quanto drammatici. Rispetto alle elezioni federali di un anno fa i 3
partiti della coalizione hanno perso oltre l’8% dei consensi e oggi non
disporrebbero nemmeno più di una propria maggioranza al Bundestag, la
Camera bassa del Parlamento.
Il governo appare più che mai
spaccato e indebolito dalle controversie in tema di migrazione, dai
continui attacchi del ministro degli Interni Horst Seehofer (Csu) a
Angela Merkel e dal pasticcio attorno allo scandalo dell’ex capo dei
servizi segreti interni Hans-Georg Maassen, prima sollevato dal suo
incarico alla guida dell’intelligence per via delle sue simpatie con
l’ultradestra, poi promosso a sottosegretario al ministero degli Interni
e ora rimesso in di nuovo in discussione dai socialdemocratici che,
contrariamente agli impegni presi appena 5 giorni fa, hanno chiesto ieri
la sua destituzione anche dalla carica di sottosegretario.
«La
destra populista approfitta dell’attuale caos e del fallimento della
classe politica e dei suoi rappresentanti», spiega il sociologo
dell’università di Düsseldorf Alexander Häusler. «La grande coalizione
ha finito per cancellare il confronto politico fra i due poli
appiattendo ogni dibattito e privando gli elettori di una vera
alternativa. Chi vuole esprimere il proprio dissenso nei confronti del
governo non ha spesso altra scelta se non quella della destra
populista».
Fondata nel 2013 da un gruppo di economisti
euroscettici mobilitati da Bernd Lücke per protestare in prima linea
contro i sostegni finanziari della Bce alla Grecia e ad altri Paesi in
crisi e per chiedere una fuoriuscita della Germania dall’Eurozona, l’AfD
è stata presa in ostaggio dalle correnti ultra nazionaliste,
anti-islamiche, xenofobe e anche revisioniste capeggiate dagli attuali
leader Alexander Gauland e Alice Weidel. Il primo, un ex deputato della
Cdu ed editore del quotidiano di Potsdam «Märkische Allgemeine» che oggi
non esita a definire la dittatura nazista come una piccola parentesi
storica senza importanza (testualmente: «una cacca d’uccello a confronto
della lunga e gloriosa storia tedesca»). Weidel è un’ex analista di
Goldman Sachs e consulente aziendale residente in Svizzera dove vive con
la compagna di origini cingalesi insieme a 2 figli adottivi, e che
descrive gli arabi come «buoni a nulla, accoltellatori, portatori di
burqa e nullatenenti» e non ha problemi a marciare a Chemnitz accanto a
hooligan e naziskin con il braccio destro alzato per il saluto nazista
(«solo una piccola bravata»).
Nonostante la forte virata a destra e
le posizioni politiche sempre più radicali ed estremiste, la AfD non
solo è riuscita ad importare anche nella colta e altrimenti moderata
Germania il populismo di destra, ma a mobilitare fasce sempre più grandi
dell’elettorato.
«Inizialmente erano effettivamente i disoccupati
ed emarginati, soprattutto della Germania orientale a votare AfD»,
spiega il politologo berlinese Hajo Funke. «Nel frattempo però la destra
populista si è ben radicata anche in Germania occidentale e
specialmente nelle ricche regioni della Baviera e del Baden Württemberg.
Qui non sono ragioni socio-economiche a spiegare il successo dell’AfD».
In
queste zone il partito conta fra i suoi sostenitori sempre più membri
della classe media, piccoli imprenditori, impiegati, dipendenti
pubblici, artigiani, anche insegnanti e professori. «Gente ben
qualificata, con un posto di lavoro fisso e un reddito medio alto, che
non si sente più rappresentata dalla vecchia classe politica, che soffre
di paure socio-culturali, è in cerca di un’identità, di una comunità».
Ricchi grazie ad un’economia forte e in costante crescita, ma frustrati
da una leadership politica presa dal panico e incapace di reagire alla
nuova minaccia del populismo.