La Stampa 22.9.18
Sacerdote condannato a 6 anni e 4 mesi per pedofilia nel Milanese
Il prete ha versato 100 mila euro di risarcimento ai familiari del ragazzo, che non si sono costituiti parte civile
di Manuela Messina
Milano
Sei anni e quattro mesi di carcere: è la condanna inflitta oggi a
Milano a don Mauro Galli, l’ex parroco di Rozzano a processo con
l’accusa di aver abusato sessualmente nel dicembre del 2011 di un
ragazzino che all’epoca aveva 15 anni. Il giovane, ora 22enne, è
scoppiato in lacrime dopo la lettura del verdetto. «E’ stato un percorso
doloroso e un dramma infinito, ma che sia stata riconosciuta la
credibilità di mio figlio è stata la cosa più grande», ha detto la madre
del giovane ai cronisti. Nessuna attenuante da parte del Tribunale
milanese, che invece ha riconosciuto le circostanze aggravanti, date
dall’abuso di ospitalità da parte dell’imputato e dalle condizioni di
«inferiorità psico-fisica» della vittima, per via del suo stato di
soggezione nei confronti dell’ex parroco, che era anche suo padre
spirituale, educatore ed insegnante.
Il pm Lucia Minutella aveva
chiesto una condanna a 10 anni e 8 mesi di carcere. La madre del giovane
ha parlato poi di «gestione maldestra» da parte dell’attuale
arcivescovo di Milano Mario Delpini, che dopo avere appreso degli abusi
di Don Galli aveva disposto il suo trasferimento nella pastorale di
Legnano. Una vicenda messa nero su bianco, nel verbale di sommarie
informazioni rese dallo stesso capo della Curia milanese, nell’ottobre
2014. La donna ha poi segnalato ai cronisti che Papa Francesco è
«perfettamente a conoscenza della situazione» ma ha comunque «nominato
Delpini membro del sinodo dei giovani».
Come riporta il capo di
imputazione, Don Galli tra il 19 e il 20 dicembre 2011 avrebbe abusato
del 15enne nella propria abitazione, dove aveva trascorso la notte «in
vista delle attività di preghiera previste per il giorno successivo». La
scorsa udienza nel suo interrogatorio si era difeso dicendo di non
avere mai «abbracciato» né «toccato» il 15enne. Ha ammesso di avere
dormito nel letto matrimoniale della sua camera insieme al ragazzo
quella sera, nonostante ci fossero altri letti a disposizione. I giudici
della quinta sezione penale non hanno creduto a questa versione.