La Stampa 21.9.18
M5S contro il decreto migranti
“Incostituzionale e discriminante”
di Ilario Lombardo
Il
messaggio arriva fino a Salisburgo. Matteo Salvini ha dato un
pizzicotto dei suoi ai 5 Stelle perché gli vogliono mettere un bel
bastone tra le ruote ai suoi due decreti, sicurezza e immigrazione.
Dallo staff di Giuseppe Conte, alle prese con la riunione dei capi di
Stato e di governo dell’Ue, chiedono spiegazioni a Roma. Poi è Conte
stesso a chiarire a Salvini che la strada verso l’approvazione non è
così lineare: «Tutti i decreti possono essere modificati fino all’ultimo
momento» lo gela il presidente del Consiglio.
Già mercoledì sera,
il leghista in riunione con i suoi collaboratori al Viminale aveva
capito che il giorno dopo il testo non sarebbe finito al Consiglio dei
ministri, come da lui anticipato in conferenza stampa . «I 5 Stelle
fanno storie, vedrete che rinvieremo». Così è stato. Se ne riparlerà
lunedì. Salvini ha provato a girarla diplomaticamente come una
«galanteria istituzionale» per aspettare il ritorno del premier
impegnato in Austria e del vicepremier Luigi Di Maio, in viaggio in
Cina.
Ma dietro le dichiarazioni pubbliche, fatte per salvare il
quadro idilliaco del governo, bolle tutta l’irritazione del capo del
Carroccio. Un nervosismo alimentato anche dalle voci di forti
perplessità del Quirinale e che trova sfogo nella firma impressa accanto
ai nomi di Silvio Berlusconi e di Giorgia Meloni alla nota in cui si
garantisce che il governo nella manovra avrebbe realizzato il programma
del centrodestra. Cioè: un vicepremier firma un comunicato con ex
alleati oggi all’opposizione per dire che il loro patto vale più del
contratto firmato da chi condivide con lui le fatiche del governo.
Salvini si muove d’istinto, e mentre c’è chi gli consiglia di pensarci
bene prima di fare una mossa del genere che può essere potenzialmente
distruttiva, e tira dritto anche a costo di scatenare le ire dei
grillini. Che puntualmente arrivano «Una evidente ritorsione» commentano
nel M5S alcuni ministri e sottosegretari che per tutto il giorno si
messaggiano con Di Maio. Per i 5 Stelle è una ennesima concessione a
Berlusconi, in cambio del via libera a Marcello Foa alla presidenza
della Rai. Ma è anche e soprattutto una reazione alle resistenze del
Movimento verso i due decreti, soprattutto quello sull’immigrazione. Per
i 5 Stelle un testo che in diverse parti «è quasi sicuramente
incostituzionale». Gli uffici tecnici del ministero della Giustizia
guidati dal grillino Alfonso Bonafede si stanno confrontando con i
colleghi del Viminale e prima di lunedì arriveranno diverse limature.
Nel frattempo però, alcuni sottosegretari e i due capigruppo di Camera e
Senato assieme ad alcuni deputati della commissione Giustizia spulciano
punto per punto i quasi 40 capitoli del testo. Un trattamento dei
migranti che definiscono, per molte parti, «inaccettabile». Così com’è,
secondo 5 Stelle, il decreto non passerà l’esame né del Colle né
tantomeno della Corte Costituzionale, soprattutto se non verranno
giustificati i motivi di urgenza e di necessità previsti per questo tipo
di provvedimento. Dall’abrogazione del permesso per motivi umanitari,
perno del dl immigrazione, alle norme sulla cittadinanza, sono tante le
nuove restrizioni di marca salviniana che non piacciono ai 5 Stelle. Ma
affondando gli occhi tra gli articoli della legge è un passaggio ad aver
scandalizzato i grillini, come una fonte spiega alla Stampa: «Si parla
di vietare la cittadinanza a un migrante se ha un parente indagato. Una
discriminazione etnica». Dal Viminale confermano ma spiegano meglio la
declinazione della norma: «Viene introdotta la valutazione delle
frequentazioni del migrante, compresa la famiglia. Ma già oggi per la
concessione della cittadinanza la decisione è altamente discrezionale e
coinvolge tutte le relazioni del migrante». Ora però la discrezionalità
si fa legge.