Il Fatto 21.9.18
“Reddito di cittadinanza solo agli italiani”
Caos manovra - La Lega detta la linea: “M5s concorda”. Sulla sanatoria: “Strumento sia permanente”
di Marco Franchi
Nelle
trattative sui numeri e soprattutto sulle misure della manovra, a una
settimana dal termine entro cui l’esecutivo dovrà presentare la nota di
aggiornamento al Def, il Documento di economia e finanza, nonché il
quadro delle riforme, ieri il Carroccio ha mandato diversi messaggi agli
alleati di governo.
Reddito. “Sono sicuro che gli amici Cinque
Stelle stanno studiando una formula del reddito di cittadinanza
intelligente che lo limiti ai cittadini italiani” ha detto il
vicepremier Matteo Salvini, riferendosi alla misura imprescindibile per i
pentastellati. Un messaggio che la Lega manda dopo le parole del
ministro dell’Economia, Giovanni Tria, che interrogato al Senato aveva
spiegato come l’iniziativa legislativa, già avanzata dal Movimento 5
Stelle durante la precedente legislatura, prevedeva che alla misura
potessero accedere i cittadini italiani o di Stati membri dell’Unione
europea che fossero residenti sul territorio nazionale.
Per i
Paesi terzi, invece, si “condizionava la fruibilità del sostegno al
fatto che i rispettivi Paesi di origine avessero sottoscritto
convenzioni bilaterali di sicurezza sociale con l’Italia”.
Il
Carroccio procede spedito sulle sue posizioni: dopo l’incontro di ieri
tra i sottosegretari Massimo Garavaglia, Massimo Bitonci, Claudio
Durigon e il vicepremier Matteo Salvini, oggi spingerà sui suoi cavalli
di battaglia, da quota 100 (62 anni di età e 38 di contributi) per le
pensioni, alla flat tax e alla fattura elettronica, fino alla Pace
fiscale (che dovrà essere non solo una tantum ma “misure strutturali per
risolvere forme di contenzioso attuale e in prospettiva”), alla
cedolare secca sui negozi al 21 per cento, il taglio delle accise sulla
benzina e il 100 per cento del turn over per tutte le forze dell’ordine.
“Esclusa – hanno detto, come confermato anche dal ministro Tria –
qualsiasi ipotesi di aumento Iva”.
Contorni. Sono comunque ancora
poco definiti i contorni sia economici che pratici della manovra: sulla
pace fiscale il titolare del Mef ha prima assicurato (come lo stesso
Luigi Di Maio) che non sarà un “condono” e poi ha sottolineato come non è
ancora possibile “allo stato fornire una stima attendibile e puntuale
degli effetti di gettito delle misure che saranno introdotte”.
La
Lega ha continuato a rassicurare, ha promesso di mantenere i “conti in
ordine” iniziando a “smantellare la Fornero” e riducendo le tasse per “i
dimenticati da Renzi e la sinistra”. La platea sono le partite Iva,
commercianti, i piccoli imprenditori, gli artigiani. “Con la pace
fiscale e con Equitalia si va avanti, così come con la semplificazione.”
Parole simili a quelle di Tria, che ha ripetuto che “l’obiettivo del
governo è quello di assicurare alla graduale realizzazione degli
interventi di politica economica contenuti nel contratto di governo,
compatibilmente con le esigenze di garantire l’equilibrio dei saldi
strutturali di finanza pubblica”.
Deficit. Sulle coperture è
intervenuto Di Maio: “Un governo serio trova le risorse – ha detto il
vicepremier – perché altrimenti è meglio tornare a casa”. Il riferimento
è alla flessibilità di bilancio e alla possibilità di portare il
rapporto tra deficit e Pil al 2 per cento. “Non dobbiamo avere paura di
sforare, a meno che il 2 per cento non sia diventato un tabù, però ce lo
dovevamo dire prima”. Una impresa non facile. La ‘linea Tria’ è infatti
di portare il deficit nominale non oltre l’1,6 per cento e di puntare a
non far peggiorare il saldo strutturale.