La Stampa 16.9.18
Padre assassino era affetto da malattia psichiatrica
di Maria Vittoria Giannotti
Un
raptus di rabbia cieca, assoluta. Non il primo che gli capitava negli
ultimi tempi, stando al racconto di chi lo conosce bene. Niccolò
Patriarchi, il tecnico informatico 34enne arrestato venerdì notte per
aver ucciso il figlio con una coltellata al termine di una lite
familiare scoppiata all’ora di cena, si scontrava spesso con la
compagna. E gli scoppi d’ira, sempre meno controllabili, erano diventati
troppo frequenti tanto che l’uomo sarebbe ricorso anche all’aiuto di
uno specialista, che aveva ipotizzato la presenza di un disturbo
psichiatrico.
Un litigio finito in tragedia
I carabinieri
stanno ancora cercando di capire cosa abbia innescato l’ennesimo
diverbio finito in tragedia. Ma dopo una notte di lavoro gli inquirenti
sembrano avere le idee piuttosto chiare su cosa sia accaduto in questa
casa colonica sulle colline vicino a Scarperia, un paese nel cuore del
Mugello.
Durante il litigio, il 34enne, tecnico informatico con
qualche precedente alle spalle per frode telematica, ha minacciato sia
la compagna, Annalisa, che i due figlioletti: la più grande di sette
anni e il piccolo Michele, che aveva compiuto un anno il 3 settembre
scorso. La mamma ha cercato rifugio in terrazza, lui ha afferrato un
coltello e l’ha raggiunta, colpendola più volte, come in trance. La
bimba più grande è riuscita a salvarsi grazie anche al corpo della mamma
che le ha fatto da scudo, il piccolo invece è stato raggiunto da un
colpo che non gli ha lasciato scampo: è morto in ospedale dopo i
disperati tentativi dei medici di rianimarlo. La bambina, che adorava il
fratellino, è comprensibilmente sotto choc ed ha passato la notte
all’Ospedale pediatrico Meyer di Firenze. Anche la madre è stata
ricoverata con ferite alla testa e agli arti: al momento è sedata per
aiutarla a superare questi momenti terribili. La sua testimonianza sarà
fondamentale per fare luce sulla tragedia. Il padre, al momento, non
sembra in grado di farlo: i carabinieri lo hanno trovato in stato
confusionale, si è fatto portare via senza opporre resistenza e una
volta portato in caserma si è addormentato. A dare l’allarme ai
carabinieri è stata la nonna, chiamata dalla figlia, terrorizzata. A
convincere la piccola a lasciare il suo rifugio invece è stato lo zio.
Nel giardino della casa, a notte fonda, i carabinieri hanno trovato il
coltello gettato dal padre dopo l’omicidio.