La Stampa 15.9.18
Mai prima tanta violenza e livore in un proclama
di Amedeo Osti Guerrazzi
L’odio
si crea, l’odio si insegna. A Trieste, davanti una folla immensa,
Mussolini attacca per la prima volta apertamente gli ebrei italiani e
«l’ebraismo internazionale». Fino a quel momento, le sue rare uscite sul
tema dell’antisemitismo e del razzismo sono state dichiaratamente
critiche. In un discorso del 1934, ha addirittura schernito «talune
dottrine d’oltralpe» riferendosi al razzismo nazista. La svolta del
regime è cominciata già dal 1937, con l’inizio della campagna di stampa
antiebraica. Ma è a Trieste che Mussolini si espone personalmente con un
discorso che è un violentissimo attacco, ma anche un capolavoro
retorico.
Per la prima volta, «l’ebraismo mondiale» viene indicato
come «un nemico inconciliabile» del fascismo. Per la prima volta
l’opinione pubblica italiana scopre di avere un nemico.È un passo
importantissimo, fondamentale: fino al 1938, nonostante la campagna di
stampa partita l’anno precedente, gli ebrei sono stati insultati ed
attaccati, anche in maniera pesante, ma mai con questa virulenza e
livore, e soprattutto mai da figure di primo piano del regime. Inoltre
Mussolini qui non spiega in alcun modo perché gli ebrei sono dei nemici e
suggerisce, invece, che il regime è «costretto» a difendersi da un
nemico pericoloso e aggressivo. Il fascismo è giusto e generoso, ma
nonostante ciò è attaccato dall’interno (gli ebrei italiani) e
dall’esterno (l’ebraismo internazionale). Come tutte le dittature, il
fascismo ha bisogno di presentare al «popolo» dei «nemici» contro i
quali mobilitarsi, e le conseguenze funeste di questa politica si
vedranno durante l’occupazione nazista, quando i fascisti più radicali
aiuteranno le SS nelle deportazioni. Il percorso dell’esclusione e della
persecuzione, e la retorica dell’odio contro il «nemico» ebreo, voluto
da Mussolini con un cinismo rivoltante, comincia da questo discorso.