La Stampa 14.9.18
Grave il leader delle Pussy Riot
Si teme sia stato avvelenato
di Giuseppe Agliastro
Pyotr
Verzilov versa in «gravi condizioni». Si teme che sia stato avvelenato.
Trent’anni, membro di primissimo piano della band anti-Putin “Pussy
Riot”, Verzilov è stato uno dei protagonisti dell’invasione di campo
della finale dei Mondiali. Furono lui e tre ragazze del gruppo punk a
irrompere sul terreno di gioco travestiti da poliziotti per protestare
contro le persecuzioni politiche in Russia. Pyotr ha cominciato a
sentirsi male martedì sera ed è stato ricoverato d’urgenza in un
ospedale di Mosca. Aveva difficoltà a vedere, parlare e muoversi.
Il secondo mistero
La
notizia è arrivata poche ore prima che il Cremlino diffondesse la sua
versione ufficiale su un altro caso misterioso: quello dell’ex spia
doppiogiochista Sergey Skripal e di sua figlia Yulia, avvelenati a
Salisbury il 4 marzo con una sostanza nervina. Ieri i due russi
sospettati dalle autorità britanniche hanno raccontato in tv che se si
trovavano nella cittadina inglese proprio nel giorno del tentato
omicidio è stato per puro caso: loro - assicurano - erano lì solo come
turisti, per ammirare «la famosa cattedrale» gotica. Parole che
confermano quanto dichiarato il giorno prima da Putin. Ma che non
convincono molti osservatori. E men che meno il governo di Sua Maestà,
che ieri è tornato ad accusare Mosca di «mistificazioni e menzogne».
Secondo Putin, i due «non hanno commesso alcun reato» e non sono
ufficiali della temibile intelligence militare russa (Gru) come
sostengono gli inglesi, che ne avevano già diffuso le immagini catturate
dalle telecamere di sicurezza. In tv loro hanno detto di chiamarsi
Aleksandr Petrov e Ruslan Boshirov. Sono gli stessi nomi che secondo
Scotland Yard comparivano sui loro passaporti. Ma con la differenza che
per i britannici si tratta con ogni probabilità di identità fittizie.
Inoltre non è chiaro perché siano andati due volte a Salisbury. Prima in
ricognizione e poi per uccidere, spiegano da Londra. I diretti
interessati invece raccontano di essere andati subito via la prima volta
perché le strade erano piene di «neve mista a fango».
Sospetto avvelenamento
Anche
il presunto avvelenamento di Verzilov resta un giallo. Il collettivo
Pussy Riot teme per la sua vita. A non essere chiaro è cosa lo abbia
ridotto così. I medici, stando ai familiari del dissidente, ipotizzano
un’intossicazione da farmaci anticolinergici, usati contro capogiri,
ulcera, insonnia e asma. Ma amici e familiari si dicono sicuri «al mille
per cento» che Piotr non abbia assunto alcun medicinale del genere.
Almeno non di sua volontà.