giovedì 13 settembre 2018

La Stampa 13.9.18
Scoperto in una grotta del Sudafrica il primo disegno fatto da un Sapiens
di Marco Cambiaghi


«Abbiamo fra le mani il primo disegno dell’umanità», ci dice soddisfatto Francesco d’Errico, archeologo e Direttore di Ricerca del Cnrs – Università di Bordeaux, mentre guardiamo sullo schermo la foto di un piccolo frammento di pietra con sopra disegnate delle sottili righe che si intrecciano, una scoperta che ha aperto una nuova finestra sull’origine della creatività e della mente umana.
Si tratta di un pezzettino di silcrete di 4 centimetri per poco più di 1,5 proveniente dalla grotta di Blombos, in Sudafrica dove si distinguono nove righe di ocra rossa che si intersecano fra loro. «Il fatto eclatante è che sono vecchie di 73.000 anni, rendendole il primo disegno noto dell’uomo» - spiega d’Errico, coautore di uno studio pubblicato ieri dalla rivista Nature in cui si dimostra con rigorosi metodi scientifici che quelle sottili righe intersecate non sono frutto del caso e neppure uno scarabocchio senza senso. «La mia esperienza mi porta a pensare che anche piccoli oggetti con delle incisioni significano qualcosa - continua d’Errico - Analisi chimiche e microscopiche hanno poi dimostrato che quei segni non sono naturalmente presenti nella silcrete; abbiamo quindi provato a replicarle in laboratorio per capire come erano stati effettuati». I risultati non potevano essere più chiari: le linee intrecciate erano state deliberatamente disegnate con un frammento di ocra appuntito, come facciamo oggi con un pastello o una matita, e la superficie era stata appositamente levigata.
Cosa rappresenta questa trama di linee rosse? «In realtà non lo sappiamo - chiarisce d’Errico - ma abbiamo rinvenuto lo stesso identico motivo anche su altri materiali, ad ulteriore dimostrazione del fatto che deve avere un significato: questo simbolo era nella loro mente ed era la rappresentazione grafica di qualcosa». La riproduzione di uno stesso simbolo con tecniche e su supporti diversi sono il chiaro segno di una cultura simbolica, un fenomeno emerso solo attorno a 42.000 anni fa in Europa. Le pitture nelle grotte di El Castillo in Spagna, di Chauvet in Francia, o gli animali scolpiti in avorio trovati nel sud della Germania erano l’emblema di questa ipotesi. Con questa scoperta la lancetta del tempo ha fatto un balzo indietro di 30.000 anni.
«Da qualche anno abbiamo visto che le cose sono più complesse - dice il ricercatore - in quanto già oltre 70.000 anni fa esistevano società con comportamenti innovativi, in cui le persone si occupavano, per esempio, di colorare le conchiglie o scaldarle per fargli cambiare colore o scaldare in modo controllato certe rocce silicee che inseguito scheggiavano per fabbricare punte di zagaglie per la caccia. Nell’Africa del Nord, fra Marocco e Algeria, abbiamo scoperto una dozzina di siti dove si usavano conchiglie marine appartenenti a una sola specie come ornamenti già 90 o 120.000 anni fa, anche in siti a 70 chilometri dal mare».
Il sito archeologico di Blombos era già finito sotto i riflettori qualche anno fa, quando nella stessa grotta era stata fatta un’importante scoperta, unica nel suo genere: il ritrovamento di contenitori utilizzati per conservare pittura fatta di polvere d’ocra e un liquido non identificato risalenti a 100.000 anni fa. «Il ritrovamento di questo disegno fa parte di un package di innovazioni che vanno tutte nella stessa direzione, la nascita della cognizione umana moderna», conclude d’Errico