Il Sole Domenica 9.9.18
Le radici ebraiche di Leo Strauss
La Rivelazione, presupposto della filosofia
di Giulio Busi
Una
fiammata. Filosofica fin che si vuole, ma con le sue belle lingue di
fuoco, di quelle alte, che si vedono di lontano. Fino a una ventina di
anni fa, il nome di Leo Strauss era noto quasi solo agli addetti ai
lavori. Un serio professore di storia della filosofia, molto influente
nell’accademia americana, dallo stile meticoloso e piuttosto oscuro.
Poi, di colpo, la vampata di celebrità. Una fortuna postuma, giacché
Strauss si era spento già nel 1973. A portarlo alla ribalta, come
“grande vecchio” del neoconservatorismo statunitense, è stato l’influsso
di alcuni dei suoi allievi nell’amministrazione di George W. Bush.
Primo fra tutti, Paul Wolfowitz, Sottosegretario di Stato alla Difesa,
teorico di spicco della politica estera di quel periodo.
Negli
anni Novanta e nei primi Duemila, per capire gli orientamenti e la
strategia neocon, in molti hanno indagato gli scritti di filosofia
politica di Strauss, alla ricerca di presunti antefatti. Leo Strauss and
the America Right s’intitolava per esempio un volume della studiosa
canadese Shadia B. Drury, apparso nel 1997, in cui il Nostro viene
descritto come interprete di un esoterismo politico che vorrebbe
riservare la verità, pericolosa per le masse, solo a una ristretta
cerchia di prescelti. Con la fine dell’era Bush, anche la curiosità
mediatica per Strauss si è affievolita. Che il trumpismo contemporaneo
si possa decifrare a suon di manuali di filosofia sembra poco probabile,
e così anche Leo Strauss e i suoi colleghi possono riguadagnare la
tranquillità delle biblioteche.
Nato in una famiglia ebraica a
Kirchhain, in Assia, nel 1899, Strauss fu costretto all’emigrazione
dall’avvento del nazismo. Tutta la sua vita, e una parte fondamentale
del suo pensiero, si basano sul rapporto intellettuale con il giudaismo.
Un legame profondo, riflessivo, esteso. Al giovane Strauss, e ai suoi
primi scritti di storia della filosofia ebraica e araba, dedica ora un
bello studio Davide Monaco. Si comincia con La critica della religione
in Spinoza, apparso nel 1930 per giungere a Filosofia e legge.
Contributi per la comprensione di Maimonide e dei suoi predecessori, del
1935, il lavoro che segna il commiato di Strauss dal suo periodo
tedesco.