Il Sole Domenica 23.9.18
Quando la religione si trasforma in politica
di Armando Torno
Gli
studi sul monoteismo di Raffaele Pettazzoni (1883-1959), uno dei
massimi storici delle religioni, sono ancora preziosi. Le sue ricerche
restano un riferimento: non soltanto i saggi dedicati ai primitivi, ma
anche quelli sui culti cosiddetti superiori. Libri quali Dio: formazione
e sviluppo del monoteismo (Società Editrice Athenaeum, 1922) o
L’onniscienza di Dio (Einaudi 1955) contengono osservazioni non superate
dalle ultime tesi sull’origine di questa concezione religiosa. Ora le
questioni si sono ampliate. L’egittologo tedesco Jan Assmann indaga i
rapporti fra monoteismo e violenza; l’antropologo francese René Girard
scrisse nel libro Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo
(tradotto da Adelphi nel 1983): «Il sacro è la violenza”.??????
Non
è il caso di riportare tutte le supposizioni sull’origine di politeismo
o monoteismo, basterà aggiungere che il faraone Amenofi IV (o Amenhotep
IV, vissuto nel XIV secolo prima di Cristo), in onore al dio unico
volle chiamarsi Akhenaton. Recuperò una divinità, la stessa che al tempo
delle grandi Piramidi figurava tra quelle secondarie; la trasformò nel
culto centrale del Pantheon egizio, fino a farle reggere una religione
monoteistica. Aton, il disco solare, dall’essere uno dei tanti dei, si
ritrovò Dio. Il faraone andò oltre, diventando il solo tramite tra Lui e
gli uomini, portando alle estreme conseguenze lo scontro con la potente
casta sacerdotale del vecchio dio Amon.
A tali vicende, qualcuno
aggiunge che è il caso di confrontare la forte corrispondenza tra l’inno
ad Aton (considerato di mano dello stesso faraone) e il salmo 104 della
Bibbia. Chi scrive, tuttavia, preferisce ritornare a Pettazzoni: di
lui, a cura di Giovanni Casadio, è stata pubblicata da Mimesis una
raccolta di saggi dal titolo Storia delle religioni e mitologia. Un
breve testo qui presente, uscito a Tubinga nel 1930, è intitolato
Monoteismo e politeismo.
Riportiamo la conclusione di Pettazzoni:
«I meravigliosi destini di Jahve come rappresentante di un monoteismo
etico sono forse contenuti in germe nell’aspetto vindice e punitore di
un essere celeste primitivo, svoltosi poi in un dio supremo del cielo
manifestantesi nella tempesta. Anche Allah, datore della pioggia (Sura
29, 63) ed onnisciente (Sura 58,8; 57,3 sgg), è verosimilmente un antico
iddio del cielo preesistente a Maometto. I fondatori delle grandi
religioni monoteistiche non rivelarono ex novo i rispettivi iddii, ma - a
parte Gesù, sorto in un ambiente già monoteistico – sublimarono al
grado di iddii assolutamente unici quelli che negli antecedenti
politeismi erano già degli iddii supremi perché erano iddii del cielo,
alla lor volta risalenti verosimilmente a primitivi esseri celesti
pre-politeistici».
Che aggiungere? Semplicemente che la tesi di
Pettazzoni aiuta a comprendere attuali ripensamenti sul politeismo,
inteso come religione di alto profilo, oltre che fede tollerante. Al
tempo di Gesù, a Roma, convivevano centinaia di culti e tutti si
potevano praticare, se non violavano le leggi dell’impero. Da qualche
giorno anche in Italia è uscita la traduzione del saggio di Catherine
Nixey Nel nome della croce (Bollati Boringhieri), dedicato alla
distruzione operata dal cristianesimo, a cominciare dal IV secolo, del
mondo classico e della religione greco-romana. Questa studiosa,
formatasi a Cambridge, descrive il momento in cui i cristiani
diventarono persecutori e intolleranti. Del resto, quando una fede
tramonta (con la sua civiltà) spunta la violenza, che consente a
un’altra di occuparne il posto. La religione si trasforma sempre in
politica. Allora come oggi.
Storia delle religioni e mitologia Raffaele Pettazzoni Mimesis, Milano, pagg. 280, € 24