il manifesto 8.9.18
Brasile, ferito Bolsonaro. In testa nei sondaggi. Ma senza Lula
Verso
il voto. Il candidato filo-fascista accoltellato in Minas Gerais. Con
il 22% andrà quasi certamente al ballottaggio. La destra: «Colpa del
Pt». Ma, arrestato, l’aggressore ha detto di aver agito «per ordine di
Dio»
Il candidato di estrema destra Jair Bolsonaro ferito durante un comizio nel sud
di Claudia Fanti
Dinanzi
all’aggressione a Jair Bolsonaro, accoltellato durante una
manifestazione elettorale in Minas Gerais, sarebbe stato fin troppo
facile per il Partito dei Lavoratori evidenziare come il candidato di
estrema destra abbia raccolto ciò che per tanto tempo ha seminato. E
dunque reagire allo stesso modo delle forze golpiste di fronte
all’attentato del marzo scorso contro la carovana di Lula in Paraná,
quando il sindaco di São Paulo João Doria aveva affermato che il Pt
aveva subìto «la stessa violenza» a cui aveva sempre fatto ricorso e lo
stesso Bolsonaro scriveva sulle reti sociali: «Fanno le vittime».
AL
CONTRARIO, forte e unanime è stato il ripudio della violenza da parte
di tutti gli esponenti progressisti e immediata la solidarietà da loro
espressa nei riguardi del candidato filofascista. Di un atto
«inaccettabile» ha parlato per esempio l’attuale candidato alla
vicepresidenza del Pt Fernando Haddad, ponendo l’accento sulla necessità
«di garantire un processo pacifico e di rafforzare i valori
democratici». Una presa di posizione condivisa da tutti gli esponenti
del partito ma non sufficiente a evitare la reazione scomposta del vice
di Bolsonaro, il generale di riserva Antônio Mourão, lo stesso che aveva
evocato la possibilità di un intervento militare «per spazzare via la
corruzione dal Paese»: «Io non penso, io ho la certezza che l’autore
dell’attentato è del Pt». Ma, ha aggiunto «se vogliono usare la
violenza, si ricordino che i professionisti della violenza siamo noi».
QUANTO
AL PROBABILE aggressore, il quarantenne Adélio Bispo de Oliveira,
subito arrestato, si sa che sul suo profilo Facebook aveva pubblicato
messaggi contro Bolsonaro e che aveva partecipato a manifestazioni a
favore della scarcerazione di Lula. E che, interrogato dalla polizia, ha
detto di aver agito «per ordine di Dio».
Al di là della gravità
dell’aggressione, comunque, resta il fatto che Bolsonaro è stato il
primo ad avvelenare il clima del Paese. Noto simpatizzante del regime
militare – tristemente celebre il suo elogio nei confronti del
colonnello torturatore della dittatura Carlos Alberto Brilhante Ustra -,
Bolsonaro è famoso per le sue posizioni razziste e omofobe e le sue
espressioni di disprezzo verso le donne, nonché per aver sostenuto il
diritto di ogni fazendeiro a usare il fucile contro i senza terra. Le
sue ultime provocazioni sono state quelle di prendere a calci un
«pixuleco», il pupazzo gonfiabile con la faccia di Lula vestito da
galeotto, e di simulare una raffica di mitragliatrice contro gli
avversari: un gesto, quest’ultimo, che gli è costato una denuncia per
istigazione alla violenza.
CIÒ MALGRADO, dal suo letto nel reparto
di Terapia Intensiva dell’ospedale Albert Einstein di São Paulo,
Bolsonaro, che è stato colpito al fegato ma non è in pericolo di vita,
ha voluto mandare, in un video divulgato sulle reti sociali, uno
sconcertante messaggio al Paese: «Possibile che l’essere umano sia così
cattivo? Io non ho fatto mai male a nessuno».
Di certo, il leader
di estrema destra proverà a trarre il massimo vantaggio da quanto
accaduto. Già i suoi figli lo hanno descritto come «più forte che mai» e
«pronto per essere eletto presidente al primo turno». E da più parti si
fa notare come l’obbligata sospensione della campagna elettorale non
sia certamente un danno per l’esponente filo-fascista, che già aveva
annunciato di non voler più partecipare ai dibattiti elettorali: per un
candidato che rischia di perdere voti appena apre bocca, un letto di
ospedale potrebbe rivelarsi tutt’altro che svantaggioso per acquistare
consensi.
DIFFICILE, IN OGNI CASO che il ballottagio possa
sfuggirgli: l’ultimo sondaggio dell’Ibope lo pone al primo posto con il
22%, seguito da Marina Silva e Ciro Gomes con il 12% e da Geraldo
Alckmin con il 9%. Ma il sondaggio non solo ha rimosso Lula, arrivato
ormai al 40%, bensì ha anche nascosto i dati relativi al trasferimento
dei suoi voti verso Haddad, che con ogni probabilità lo sostituirà
ufficialmente nei prossimi giorni. Dati che indicano come gli elettori
certi di votare per il portavoce dell’ex presidente siano passati, dallo
scorso 20 agosto, dal 13% al 22% e quelli che «potrebbero» scegliere
lui dal 14% al 17%.