il manifesto 8.9.18
Gli scaffali algerini dove Camus correggeva i suoi manoscritti
Incontri.
Al Festivaletteratura di Mantova la scrittrice di Kaouther Adimi con
«La libreria della rue Charras» (per L'orma). La storia romanzata di
Edmond Charlot, primo editore-libraio d’Algeria, che nel 1936 fondò «Les
Vraies Richesses».
di Francesca Del Vecchio
Quanti
anni ci vogliono per disegnare la «mappa letteraria» di un paese? Forse
troppi, se sfuggono le coordinate da cui partire. Ma se tra quattro
mura, al 2 bis di rue Hamani (già rue Charras) ad Algeri, si trovano le
fondamenta della letteratura nazionale del Novecento, allora ecco che la
libreria «Les Vraies Richesses» non è più – e soltanto – un posto dove
acquistare e rivendere libri usati. Al contrario, è il luogo in cui si
riunisce la Storia postcoloniale firmata da penne illustri. Albert
Camus, André Gide, Jean Giono – che, con un suo testo, ha ispirato il
nome della libreria – erano soliti frequentarla. Si sedevano sui gradini
e correggevano i propri manoscritti. Lì, dove nascevano decine di
volumi, c’era Edmond Charlot, primo editore-libraio d’Algeria, che nel
1936 fondò «Les Vraies Richesses».
FIN DAGLI INIZI degli anni
Trenta, elaborava l’idea di produrre e commercializzare libri. Per lui,
il significato di quello spazio fisico era strettamente legato alle
mostre d’arte da ospitare, a quel genere di incontri che oggi
definiremmo ‘eventi’ culturali. Al prestito librario, come in una comune
biblioteca. Kaouther Adimi, classe ‘86, algerina come Charlot, si è
fatta ispirare dalla sua vita e ne ha ripercorso le tappe. Aiutata dagli
appunti del vecchio editore, ha inventato un diario che racchiude oltre
trent’anni di storia: La libreria della rue Charras (L’orma editore,
pp. 200, euro 16, traduzione di Francesca Bononi), suo terzo e più
impegnativo romanzo, che sarà presentato al Festival della Letteratura
di Mantova, domani 9 settembre. Dopo Pierres dans ma poche (Seuil, 2015)
e Le ballerine di Papicha (Il Sirente 2017), Adimi ha intrecciato la
biografia di Edmond Charlot con quella (immaginaria) di Ryad, ventenne
del 2017, che viene richiamato ad Algeri, da Parigi, per smantellare la
libreria del vecchio editore. «Les Vraies Richesses è sempre lì,
continua a prestare libri ai suoi pochi frequentatori. Ho lavorato un
po’ di fantasia, immaginandone la chiusura. Fortunatamente, alla parete
c’è ancora il grande ritratto del vecchio Edmond e, sugli scaffali in
mezzo agli altri, alcuni volumi rari delle edizioni Charlot. Bisogna
assolutamente andarci, almeno una volta nella vita».
Kaouther Adimi
L’AFFERMAZIONE
DI ADIMI, oltre a rassicurare sulle sorti della libreria, suona come un
invito. In perfetta continuità con l’ultima frase del suo romanzo, «un
giorno ci verrai, al 2 bis della rue Hamani, vero?». Indurre a
raggiungere quello strano luogo è il messaggio subliminale fin dalla
prima pagina, quando il personaggio dell’acerbo e acneico Ryad non è
ancora comparso e i vicoli intorno a rue Charras sembrano deserti ma
frementi. C’è tutta Algeri e l’Algeria nel suo prologo: le statue dei
grandi del passato, le baruffe tra gatti randagi, il complottismo
popolare, l’inedia dei giovani e il ricordo delle bombe sulla città.
Poi, ci sono i tomi, militarmente disposti sugli scaffali della
libreria. Ryad può farne ciò che vuole, regalarli, portarli con sé a
Parigi – dove l’aspetta la ragazza che ama -, persino buttarli. Ma ha in
mente solo di sbarazzarsene, «fare le valigie e tornare da Claire,
sperando che si metta ancora lo smalto azzurro».
NON VA D’ACCORDO
con i libri, ma, tra uno e l’altro, scopre storie di persone che hanno
affollato quella stanza dall’odore stantio. «Ho immaginato Ryad come un
ragazzo innamorato e poco aperto agli altri – dice Adimi – Figuriamoci
se gli interessa di una vecchia libreria e del libraio». Il suo, secondo
l’autrice, non è però un ritratto stereotipato dei giovani. «Purtroppo,
l’Algeria è ancora un Paese in cui la politica non dà molta importanza
alla cultura. E Ryad, pur vivendo a Parigi, è figlio di quella società
così disinteressata all’istruzione».
ACCANTO A LUI, il vecchio e
scorbutico Abdallah, custode fedele che ha imparato a leggere al
cospetto di quegli scaffali. Non si rassegna all’idea che al posto della
libreria verrà aperta una ciambelleria. Non ci può credere che Ryad
abbia gettato in strada decenni di letteratura, che un acquazzone porti
via tutto. Anche i libri. «Ci ho messo più di un anno – spiega la
scrittrice – a raccogliere il materiale necessario per il romanzo. Gli
archivi sono sparpagliati qua e là e i testimoni sono quasi tutti morti.
È grazie all’opera della famiglia di Charlot che tutto questo è stato
possibile. I suoi parenti, gli amici hanno conservato ciò che hanno
potuto e mi emoziona sapere di aver ridato lustro a un uomo dimenticato,
in patria e nel mondo».